Mafia (IT)

Sequestrati cinque milioni di euro a broker romagnolo: avrebbe facilitato il Clan dei Casalesi

La Direzione Investigative Antimafia di Napoli sequestra cinque milioni di beni a Flavio Pelliccioni, broker finanziario e uomo chiave della movida della riviera romagnola. Per la Procura di Napoli sarebbe colpevole di avere favorito il clan dei Casalesi fornendo obbligazioni finanziarie, anche false, per la costruzione di un centro commerciale a Casal di Principe. Nel 2001 a lavorare nel locale Beach Paradise di Riccione, da oggi sequestrato, erano impiegati due parenti stretti di un ergastolano di 'ndrangheta. Ma Pelliccioni non sapeva chi fossero.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

screen_shot_2015-11-27_at_095608

NOTA DELLA REDAZIONE:  Con provvedimento notificato a novembre 2017 il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha rigettato la proposta della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli di misura di prevenzione della sorveglianza speciale e della confisca dei beni nei confronti del Pelliccioni. Pelliccioni era già stato prosciolto in sede di udienza preliminare dai reati di concorso esterno in associazione a delinquere di tipo camorristico e di riciclaggio. 


Il suo nome compare per la prima volta come intermediario finanziario sfruttato dai clan in un’indagine che non lo riguarda direttamente, Tenacia del Ros di Milano firmata dalla Bocassini, quella dove si scopre che grazie ad obbligazioni false la ‘ndrangheta scala la Cosbau con la Perego Strade. Compare invece una seconda volta, questa come indagato e imputato, nel processo ‘Il Principe e la Ballerina’ che ha svelato come la Camorra riuscì ad ottenere un finanziamento per la costruzione di un centro commerciale a Casal di Principe con l’apporto di ingegneri collusi, intermediari finanziari e l’ex coordinatore Forza Italia in Campania, Nicola Cosentino. Per l’accusa, Flavio Pelliccioni ha un ruolo fondamentale nella vicenda. Ma il giudice del Tribunale del Riesame di Napoli la pensa diversamente, l’imputato viene assolto da concorso esterno in associazione mafiosa poco dopo l’arresto del 6 dicembre 2011. E da allora dorme sonni tranquilli. Stamattina però gli deve essere andato il caffè di traverso. La Direzione Investigativa Antimafia ha infatti posto i sigilli alla sua bella villa di Rimini e alle quote di due locali centrali per la movida della riviera.

Per lui, restano infatti in piedi le accuse di truffa, riciclaggio e falso tutte aggravate dall’art.7, ovvero dal favoreggiamento al clan dei Casalesi. „Questo basta per il sequestro, perché Pelliccioni è indiziato di pericolosità qualificata“, ci spiega un portavoce della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli.

L’indagine ‘Il Principe e la Ballerina’, che prende il nome dal centro commerciale ‘Il Principe’ fulcro dell’inchiesta, ha portato 57 indagati a processo, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo camorristico, estorsione, turbativa delle operazioni di voto mediante corruzioni e/o concussioni elettorali, truffa ai danni dello stato, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, riciclaggio e reimpiego di capitali di illecita provenienza ed altro, reati tutti aggravati dalla finalità di aver agevolato il clan dei Casalesi.

Gli inquirenti riuscirono a far luce sugli intrecci patogeni tra il ceto politico di Casal di Principe e l’ala militare e imprenditoriale dei Casalesi, fazione Schiavone e Bidognetti.

Ma che ruolo avrebbe svolto Pelliccioni in questa vicenda?

Stando all’ordinanza di custodia cautelare a firma Curcio, Conzo e Woodcock, titolari delle indagini, assieme ad altri Pelliccioni sarebbe stato un intermediario finanziario „a disposizione del clan dei casalesi per ottenere sul mercato creditizio e finanziario le garanzie (anche false) atte a consentire il decollo della suddetta realizzazione del centro commerciale“ e avrebbe fornito „un contributo stabile nel settore della acquisizione e gestione degli appalti, delle forniture, e, più in generale, delle attività di reinvestimento del sodalizio“.

Il contatto tra Pelliccioni e il Clan dei Casalesi è passato tramite l’ingegnere Di Caterino, considerato dai pm propaggine diretta della camorra. Ma Pelliccioni si difende, non avrebbe avuto idea della vera natura dei soggetti con cui si stava confrontando. La pensa diversamente la Procura che intercetta un suo sms mandato ad un altro broker finanziario, dove Pelliccioni dimostrerebbe di conoscere il beneficiario finale dell’impresa economica, Sandokan, ovvero Francesco Schiavone boss dei Casalesi. Il 3 luglio 2007 infatti Pelliccioni scrive: „……signora corvino c. è l’amministratrice, vedi che è la cugina di SANDOKAN di casale in origine SCHIAVONE, molto noto alle cronache giudiziarie di casal di principe. (416 bis e altro). Detto in parole povere è gente che paga e sta alle regole!!!!….“.

Insomma per i pm e per la Direzione Investigativa Antimafia e’ pacifico che Pelliccioni abbia „fornito le false garanzie Monte dei Paschi alla Vian srl (azienda costruttrice del centro commerciale)“ mentre era „direttamente consapevole del fatto che l’iniziativa economica fosse riferibile al clan casalese“.

Pelliccioni si era gia trovato in un simile imbarazzo. L’indagine ‘Esordio’ del 2001 condotta dalla Direzione Distrettuale di Bologna aveva evidenziato come Pelliccioni avesse impiegato presso la sua discoteca Beach Paradise a Riccione due uomini, rispettivamente fratello e figlio dell’ ‘ndranghetista ergastolano Saverio Masellis alias ‘Rino’. Pelliccioni dichiara di non avere mai sospettato di presunte affiliazioni criminali dei due e riesce a togliersi dai riflettori.

Ma l’indagine ‘Il Principe e la Ballerina’ sembra volere andare a fondo. Su richiesta della Direzione Investigativa Antimafia, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, da agosto a novembre di quest’anno ha emesso più provvedimenti di sequestro finalizzati alla confisca nei confronti degli indagati. Oggi arriva quello contro Pelliccioni, che si vede congelare quote sociali della Beach Paradise e della Beach Cafe Srl, gestori di locali a Riccione, e l’interezza di una villa a Rimini con piscina e campo da tennis, immersa nel verde, ben recintata con illuminazione notturna, per un valore stimato complessivamente in oltre cinque milioni di euro.