Mafia (IT)

Confisca da 26 milioni di euro alla mente economica della famiglia Denaro

Beni per 26 milioni di euro sono stati sequestrati ieriall´imprenditore Michele Mazzara, ritenuto vicino al capo dei capi di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro.Le indagini evidenziano l´ennesimo accordo tra mafia, imprenditoria e politica.

von Margherita Bettoni

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La Questura di Trapani ha eseguito il decreto del Tribunale di Trapani per la confisca di beni per 26 milioni di euro all’imprenditore Michele Mazzara, di Paceco (Trapani) condannato per favoreggiamento del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro. Alle indagini patrimoniali ha preso parte anche la Guardia di Finanza.

La confisca segue un provvedimento del 2012. Mazzara, che fu arrestato nel 1997 per associazione mafiosa (allora patteggiò per una condanna di 14 mesi), copriva la latitanza di Matteo Messina Denaro, indicandogli luoghi sicuri dove incontrarsi per dei summit. Mazzara é stato arrestato una seconda volta, nel 2013, in un blitz che aveva colpito anche Patrizia Messina Denaro, sorella del capo mafia, ed é ora sotto processo a Trapani.

Trent’anni fa Mazzara era un semplice agricoltore, oggi e’ un ricco imprenditore da considerarsi mente economica del clan di Trapani, guidato appunto dalla famiglia Denaro. Mazzara avrebbe investito i soldi dei boss in alberghi (ad esempio nell’Hotel Panaromic, un quattro stelle di San Vito Lo Capo), imprese, terreni e fabbricati.

L´elenco dei beni confiscati, che erano gia’ sotto sequestro preventivo, é lungo: 99 beni immobili, otto automobili, 86 fra conti correnti e rapporti bancari e tre società.

Gli inquirenti avrebbero inoltre evidenziato l´esistenza di legami tra il Mazzara e la politica trapanese. Secondo gli investigatori l´imprenditore avrebbe avuto rapporti costanti con Giuseppe Maurici, ex deputato regionale di Forza Italia, candidato sindaco alle ultime amministrative a Trapani.

Interessante anche un altro aspetto: Francesco F., nipote di Mazzara, desiderava realizzare un programma televisivo sulla provincia di Trapani che veicolasse un messaggio semplice e diretto: la mafia non esiste. Sempre secondo l’accusa, Mazzara puntava a coinvolgere nel progetto il senatore Antonio D’Alì. L´incontro con il parlamentare trapanese però non é mai avvenuto ed il progetto sfumato.

Di Margherita Bettoni