Mafia (IT)

Arrestato capo famiglia mafiosa di Corleone, viveva da insospettabile

von Giulio Rubino

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Antonino DM., insospettabile dipendente comunale di Corleone, è stato arrestato ieri dai Carabinieri dopo un’indagine della Procura di Palermo durata oltre due anni e che ha identificato Antonino come capo della famiglia mafiosa di Palazzo Adriano, appartenente al mandamento di Corleone.

L’indagine, coordinata dal procuratore reggente Leonardo Agueci e del procuratore aggiunto Vittorio Teresi, ha portato all’arresto di cinque persone fra boss e gregari, con l’accusa di associazione mafiosa ma anche di estorsione, danneggiamenti e furto.

Partita a seguito della denuncia di un funzionario di un ente locale vittima di estorsione, l’indagine si è svolta grazie all’utilizzo di intercettazioni ambientali, dimostrando come proprio nel piccolo ufficio da dipendente comunale di Antonino d M. venissero non solo gestite le attività di supervisione del clan, ma anche impartiti i valori tradizionali della Mafia

Il giornalista di Repubblica, Salvo Palazzolo, racconta come Antonino d M. ostentasse la sua ‘educazione’ ricevuta da Bernardo Provenzano. “Noi siamo una famiglia“ ­ ripeteva ­ „C’è bisogno di serietà, educazione e rispetto”.

La sua guida della famiglia di Palazzo Adriano era improntata alla prudenza ma anche ad un apertura nuova: „Noi dobbiamo essere con la gente, con chiunque“, diceva Antonino nelle intercettazioni riportate da Repubblica, “La gente deve avere il dubbio, mai la certezza di chi comandi“.

E del resto Antonino d M. per quanto riuscito a sfuggire a tutte le indagini antimafia prima di ora, è un fedelissimo della vecchia guida Corleonese della Mafia: suo fratello Vincenzo era stato arrestato nel 1993 per favoreggiamento a Totò Riina, dal quale era impiegato come autista personale della moglie Antonina B., un uomo quindi di chiara fiducia per lo storico boss.

Le attente indagini dei Carabinieri hanno identificato anche i collaboratori principali di Antonino: Pietro Paolo M., detto ‘l’ingegnere’ e capo famiglia e cassiere del gruppo, Nicola P., portavoce di Antonino d M. ma anche imprenditore responsabile della riscossione dei proventi delle estorsioni e i fratelli Franco e Pasqualino d’U., manovalanza del gruppo, anche per le estorsioni.

Questi ultimi si occupavano di intimidire gli imprenditori per convincerli a versare la ‘quota’ spettante alla famiglia mafiosa, quota che rimane tradizionalmente stabilita nel 3% del complessivo finanziamento dell’opera da realizzare, ma che in alcuni casi, quasi a voler dimostrare una benevolenza di cosa nostra, veniva ridotta all’ 1%.

La capacità della mafia di mantenere i suoi storici valori culturali e di avvicinarsi alla popolazione anche con ‘sconti’ sul pizzo è ciò che, specialmente in un momento in cui a livello economico lo Stato non riesce ad aiutare i cittadini, fa si che luoghi come Corleone rimangano molto sicuri per la criminalità organizzata. Di fatti, la location dove operava Antonino era stata già indicata come luogo sicuro per nascondere prima Bernardo Provenzano e poi Giuseppe Falsone, boss agrigentino arrestato a Marsiglia nel 2010.