Mafia (IT)

Emilia Romagna: nuovi sequestri alla cosca Grande Aracri

Oltre 40 terreni e fabbricati, numerosi autoveicoli, quote societarie, compendi aziendali e conti bancari, per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro, sono stati sequestrati in queste ore dagli agenti della Direzione Distrettuale Antimafia (D.I.A.) alla cosca di ‘ndrangheta calabrese Grande Aracri di Cutro (Crotone).

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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Oltre 40 terreni e fabbricati, numerosi autoveicoli, quote societarie, compendi aziendali e conti bancari, per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro, sono stati sequestrati in queste ore dagli agenti della Direzione Distrettuale Antimafia (D.I.A.) alla cosca di ‘ndrangheta calabrese Grande Aracri di Cutro (Crotone).

L’operazione si snoda però principalmente nelle ‘insospettabili’ province del centro Italia di Reggio Emilia e Perugia, dove gli agenti della D.I.A. di Firenze e di Bologna, con l’aiuto dei Carabinieri di Reggio Emilia, hanno effettuato il sequestro in Emilia di quattro società edili e relativi terreni, oltre che ad un vigneto in Umbria, tutte riconducibili ai fratelli Sarcone, originari di Cutro e ritenuti affiliati alla cosca Grande Aracri.

Sequestro cosca Grande Aracri effettuato dalla DIA di Firenze e Bologna from CORRECTIV on Vimeo

Ed è proprio dei giorni scorsi lo scandalo scaturito dalle dichiarazioni, catturate nel documentario „La ‘Ndrangheta di casa nostra. Radici in terra emiliana“ dei giovani giornalisti del collettivo Cortocircuito, del sindaco di Bruscello, paese in provincia di Reggio Emilia, a favore di Francesco Grande Aracri. „E’ uno molto composto ed educato“, dice il sindaco a Cortocircuito, dopo avere raggiunto i reporter sul terreno sequestrato dove insiste l’azienda di marmi di Aracri.

Il sequestro di oggi non riguarda direttamente Francesco Grande Aracri, ma spiegano dalla sede centrale della D.I.A., „se si parla dei fratelli Sarcone, si parla della cosca Aracri“. E difatti, uno dei fratelli risulta condannato, con sentenza di primo grado emessa nel 2013, ad una pena di otto anni ed otto mesi per il delitto di associazione di tipo mafioso, essendo stato accertato il suo ruolo di vertice nella citata cosca.

Cecilia Anesi, Giulio Rubino