Indagine Cosentino: sequestrati 120 milioni di euro a 142 distributori di carburante
A ben 120 milioni di euro ammonta il sequestro preventivo firmato dal GIP di Napoli ed eseguito questa mattina dal Reparto Operativo dei Carabinieri di Caserta, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli, nei confronti di alcune società e 142 distributori di carburanti, dislocati su tutto il territorio nazionale.
Il provvedimento è stato adottato nell’ambito delle indagini della DDA partenopea che, partite nel 2011, già lo scorso tre aprile portarono all’arresto di 11 persone, tra le quali l’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino e ex-coordinatore regionale di Forza Italia, i suoi fratelli Giovanni e Antonio Cosentino e due fratelli del boss dei Casalesi Michele Zagaria, Antonio e Pasquale.
L’indagine, che muove accuse di estorsione, concussione, illecita concorrenza e riciclaggio, il tutto con l’aggravante del metodo mafioso, ha consentito di ricostruire come l’illecita attivita’ di gestione di impianti di distribuzione di carburanti svolta dalle societa’ ‘Aversana Petroli’ e ‘Ip Service’ riconducibile ai fratelli Cosentino.
Il sequestro di oggi riguarda l’intero capitale sociale della ‘Aversana Petroli’ e ‘Ip Service’ e 142 tra distributori, depositi e beni immobili, tutti riconducibili alla famiglia Cosentino. Il provvedimento ha riguardato l’intero paese, dimostrando la ramificazione degli interessi dei Cosentino nell’affare carburanti, sopratutto in Campania e Calabria, ma ‘congelando’ anche due distributori in provincia di Siena.
Gli indagati — ha dichiarato Giuseppe Borelli procuratore aggiunto della DDA di Napoli — con il concorso di dirigenti pubblici, funzionari regionali del Comune di Casal di Principe e con la complicita’ di manager della societa’ petrolifera Kuwait Petroleum Italia (Q8), si erano assicurati il rapido rilascio di permessi e licenze per la costruzione di impianti, anche in presenza di cause ostative.
Inoltre, il gruppo era anche riuscito a forzare le amministrazioni pubbliche del comune di Casale e della Regione Campania, ad adottare atti amministrativi illegittimi per impedire o rallentare la creazione di altri impianti concorrenti.
Gli indagati avevano fatto appello, ma la Cassazione lo scorso 31 ottobre ha confermato in pieno la fondatezza probatoria dell’accusa della DDA di Napoli.
Di Cecilia Anesi, Giulio Rubino