Confiscati 5 milioni al boss che voleva riformare la Commissione Provinciale di Cosa Nostra
Nonostante fosse in carcere, voleva ancora ricostituire la Commissione Provinciale di “Cosa Nostra” e capeggiarla. Invece, è andata male. Il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Palermo lo ha scoperto, e in tutta risposto, dopo una accurata indagine patrimoniale, ha confiscato oggi al boss Benedetto Capizzi beni per cinque milioni di euro, che entrano ufficialmente nella casse dello Stato. Adesso sarà molto più complicato per il boss ricostruire e comandare la cupola.
Capizzi fu arrestato nel 2008 grazie all’operazione Perseo, ed è oggi detenuto alla pena dell’ergastolo. Continua però ad essere il reggente del mandamento mafioso di Villagrazia – Santa Maria di Gesù, Palermo. Già nel 2007, dopo gli arresti di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, il boss di Villagrazia si era messo in testa di ricostituire la Commissione Provinciale di „Cosa Nostra“ e di capeggiarla.
La prova fu intercettata dai carabinieri nel corso di una riunione di mafia tra i capo mandamento di Villagrazia, Bagheria e Belmonte Mezzagno durante la quale venivano definiti alcuni aspetti salienti della della futura cupola ricostruita: „…all’ultimo ci sediamo e cerchiamo di fare una specie di Commissione all’antica…cinque, sei, otto cristiani come si faceva una volta e quindi la responsabilità se dobbiamo fare una cosa ce l’assumiamo tutti“. Capizzi, che si faceva forte dei contatti della sua famiglia con il latitante Matteo Messina Denaro, rispondeva «C’è decadenza morale negli uomini d’onore, prima avevamo l’onore ora è vergogna». Leggi l’intercettazione completa. Da questa riunione non emergeva solo la nostalgia dei „vecchi tempi“, ma una reale necessità di coordinamento dei vari clan sul territorio palermitano, dove si trovano otto mandamenti in città e sette in provincia per un totale di 78 famiglie. E, secondo un recente calcolo del ministero dell’Interno, consultato da Salvo Palazzolo di La Repubblica, l’esercito di Cosa nostra a Palermo è composto da 2366 persone.
Il boss non aveva rinunciato all’idea, e dal carcere parlava con il figlio, impartendo le direttive per la gestione della cupola, raccomandondosi: „Se qualcuno vuole alzare la „cricchia“ se la cali perché ci lascia la pelle, chiaro?…Pugno duro, hai capito? Pugno duro con tutti!“.
Con questo duro attacco allo scrigno, per il boss sarà però molto più complesso comandare dal carcere.
Di Cecilia Anesi e Giulio Rubino