Mafia (IT)

Aperto lo scrigno de “Il Crimine”: 11 milioni di euro sequestrati

Per la prima volta si tocca lo scrigno del vertice della ‘Ndrangheta reggina, con un sequestro di beni per oltre 11 milioni di euro. Dopo l’indagine “ll Crimine”, coordinata dal pm aggiunto Nicola Gratteri e divisa in due grosse operazioni di polizia conosciute come “Crimine1”, che nel 2010 portò in carcere 300 persone, e “Crimine2” che pochi mesi dopo, nel 2011, ne fermò altre 50, arriva l’indagine patrimoniale della Guardia di Finanza che è pazientemente andata a fare i conti in casa alle famiglie dei maggiori boss del mandamento tirrenico della Provincia di Reggio Calabria.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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Parliamo delle „società“ di Rosarno e Polistena e dei „locali“ di Laureana di Borrello, Oppido Mamertina e Bagnara Calabra, tutti già destinatari di una sentenza di condanna scaturita dall’indagine „Il Crimine“.

I Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, supportati dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O) di Roma e dal Reparto Operativo Speciale (R.O.S.) dei Carabinieri di Reggio Calabria, hanno eseguito 10 decreti di sequestro e posto nove affiliati sotto misura di sorveglianza speciale.

“Il Crimine“ ha infatti scoperto e definito per la prima volta la vera struttura della ‘Ndrangheta della provincia di Reggio Calabria, dando una svolta epocale alla lotta Stato contro mafia calabrese. É emerso l’aspetto di un’organizzazione di tipo mafioso, segreta, fortemente strutturata su base territoriale, articolata su più livelli e provvista di organismi di vertice. insediata nel reggino, è suddivisa in tre aree: il mandamento tirrenico, il mandamento della città e il mandamento jonico. Seguendo una struttura verticistica, ognuno di questi mandamenti ha sotto di se „società“ e „locali“, composti a loro volta da ‘ndrine e famiglie.

La punta del diamante è un organo collegiale, con compiti, funzioni e cariche proprie, definito „Provincia“ o anche „Crimine“ (da qui il nome all’indagine). Il „crimine“ è però anche un modo per definire l’intera associazione mafiosa i cui organi direttivi sono costituiti dal „capocrimine“, dal „contabile“, dal „mastro generale“ e dal „mastro di giornata“, rifacendosi ad antiche terminologie dei liberi muratori del medioevo.

Ed è stato proprio lo scrigno di questo vertice ad essere stato toccato dalle indagini patrimoniali. Oltre 200 accertamenti fiscali sono stati effettuati sull’intero nucleo familiare del „Capocrimine“ Domenico Oppedisano, del „Mastro di Giornata della Società di Rosarno“ Michele Marasco, del „Capo del Locale di Laureana di Borrello“ Rocco Lamari, del „Capo del Locale di Oppido Mamertina“ Antonio Gattellari e del „Capo del Locale di Bagnara Calabra“, Rocco Zoccali.

I provvedimenti di sequestro della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria sono stati emessi dopo che la Guardia di Finanza ha dimostrato una sperequazione tra redditi dichiarati e l’incremento patrimoniale accertato, per lo più intestato a prestanome, evidenziando un’eccezionale arricchimento patrimoniale frutto del controllo del territorio e di attività economiche illecite.

Di Cecilia Anesi e Giulio Rubino