Mafia (IT)

Quaranta arresti a Casal di Principe. In manette il figlio di Sandokan

Quasi tre anni di lavoro, fra pedinamenti, sequestri, controlli e arresti per arrivare questa mattina all'esecuzione di ben quarantadue ordinanze di custodia cautelare contro il clan dei “casalesi” della camorra napoletana.Un operazione di enorme importanza quella di oggi, che ha ricostruito nella sua interezza la struttura di uno dei clan più potenti e famigerati della camorra, quello degli eredi di Francesco 'Sandokan' Schiavone, leader dell'intera fazione dei casalesi.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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Le indagini, iniziate nell’ottobre 2012, sono andate avanti per passi successivi: già a fine gennaio 2013 veniva arrestato Carmine Schiavone, figlio di Francesco e capo della famiglia.
Tolto dai giochi il delfino di Sandokan, le redini dell’organizzazione sono passate a Romolo Corvino, braccio destro della famiglia da anni, tornato in libertà nel luglio 2013 dopo aver scontato una condanna a 9 anni inflitta durante il processo „Spartacus“.

La famiglia aveva organizzato una ‘cassa comune’, per pagare gli stipendi degli affiliati delle famiglie Schiavone, Zagaria e Iovine, consorziate nella stessa fazione che era arrivata a dominare tutta l’area di Aversa, comprese zone precedentemente feudo del clan Bidognetti. Per gli affiliati in carcere si pagavano stipendi dai 1500 ai 2500 euro al mese, mentre gli ‘operativi’ sul campo ottenevano una parte dei proventi delle estorsioni compiute sul territorio. Secondo i libri contabili rinvenuti, e scritti a mano dallo stesso Carmine Schiavone, il clan poteva contare su entrate da capogiro: circa 200 mila euro al mese dalle sole attività estorsive, e ben 100 mila in più ottenuti tramite il predominio sui sistemi di scommesse on-line e macchinette di video-poker.

Questo ricchissimo business ovviamente aveva bisogno di essere difeso, con le armi a volte. Gli inquirenti hanno infatti rinvenuto un arsenale di tutto rispetto: due kalashnikov, un fucile d’assalto, due fucili a pompa, un fucile sovrapposto, quattro pistole e anche una mitragliatrice, oltre che numerose munizioni d diverso tipo.

Gli importi delle singole estorsioni, fissate nelle proporzioni fra il 3 e il 5% del valore dell’attività „protetta“ portavano a pagamenti singoli fino a cinquemila euro per volta. Di questi numerosi eventi le indagini ne hanno documentati oltre una ventina. Era il giovane Carmine, appena trentenne, che in virtù del suo ruolo di comando sceglieva gli imprenditori e i commercianti a cui fare visita.
La sua autorità si estendeva anche oltre le dinamiche delle attività criminali: in un intercettazione è stato registrato un pestaggio, eseguito proprio da Carmine assieme ad altri affiliati, contro un membro del clan colpevole di frequentare una donna non gradita al boss.

Oltre alle estorsioni, gli Schiavone sono da anni signori del traffico di rifiuti. Nel corso di queste indagini è stato individuato anche un sito di sversamento a Casal di Principe, dove erano stati interrati rifiuti tossici in quantità. Le analisi condotte sui campioni di suolo e acqua hanno purtroppo rivelato come l’inquinamento abbia raggiunto le falde acquifere, e le forze dell’ordiine non hanno avuto scelta se non di sigillare i pozzi e proibirne l’utilizzo.

Giulio Rubino, Cecilia Anesi