Mafia (IT)

Operazione Malleus: 17 arresti contro il clan Rinzivillo, egemone di Gela

Droga e estorsioni erano il potere del Clan Rinzivillo della Cosa Nostra gelese ormai egemone sul territorio da sette anni, e cioè da quando la faida con la famiglia Emmanuello si era conclusa con una vittoria. Ma da allora i riflettori si erano accesi sui vincitori, e gli investigatori della Squadra Mobile di Caltanissetta hanno sferrato due attacchi al clan, nel 2012 con l’operazione ‘Tetragona’ e nel 2014 con l’operazione ‘Fenice’, culminati nell’operazione ‘Malleus’ scattata all’alba di oggi con 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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Grazie a vari collaboratori di giustizia e ad una paziente attività d’indagine radicata sul territorio, la Squadra Mobile di Caltanissetta ha eseguito l’ordinanza emessa il 18 giugno dal GIP Lirio Conti del Tribunale di Caltanissetta, arrestando questa mattina nove dei 17 appartenenti al clan Rinzivillo della Cosa Nostra gelese – cinque mafiosi si trovano gia in carcere mentre tre sono tutt’ora latitanti.

Interessanti anche i profili degli affiliati al clan. Uno degli arrestati, che era stato gia arrestato nel 2012 con ‘Tetragona’, Valerio L., è nato a Ilden, in Danimarca, mentre Massimo Gerbino – attualmente detenuto – è calabrese, come altri due arrestati. L’organizzazione mafiosa poteva quindi contare sull’amicizia con altri clan mafiosi sia siciliani che di altre zone d’Italia.

Il controllo del territorio gelese il clan lo aveva raggiungo dopo la morte di Daniele Emmanuello a dicembre 2007, capo della fazione opposta. A comandare gela c’era stato Emmanuello fino alla sua morte. Prima di lui però a rappresentare il mandamento mafioso era Crocifisso Rinzivillo, oggi dietro le sbarre per mafia.

La Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Caltanissetta, territorio sotto il quale ricade Gela, dal 2007 comprese la nuova crescita di potere dei Rinzivillo e nel 2012, appunto, la polizia riuscì ad arrestare alcuni esponenti di spicco, come Rosario Vizzini che diventò collaboratore svelando importanti retroscena. Primo fra tutti il desiderio di Crocifisso Rinzivillo di scatenare un nuovo, definitivo, conflitto contro la fazione degli Emmanuello con il sostegno di Alessandro Barbieri, da sempre legato a Giuseppe Madonia, che di li a breve sarebbe stato scarcerato. A lui, Crocifisso, voleva affidare il compito di rifondare la provincia nissena di Cosa Nostra, decretando scomparsa del clan Emmanuello.

La DDA ha così deciso di agire, scatenando l’indagine ‘Malleus’, che ha scoperto come ruoli chiave fossero ricoperti da personaggi quali i Pardo (Alessandro è in carcere da ‘Tetragona’) e Roberto Di Stefano, scarcerato nel febbraio 2012 dopo un lungo periodo di detenzione per mafia.

Quest’ultimo, hanno scoperto gli inquirenti, era stato incaricato di riorganizzare operativamente Cosa Nostra gelese e cercare di ricomporre le tensioni tra le due anime, gli Emmanuello ed i Rinzivillo. L’indagine ha quindi ‘monitorato’ Di Stefano scoprendo che, effettivamente, assumeva le redini della consorteria mafiosa gelese, sia occupandosi della gestione dei traffici illeciti, sia avvicinandosi ad Alessandro Barberi, uomo d’onore della prim’ora legato a Madonia a cui Crocifisso Rinzivillo aveva affidato la rifondazione della provincia mafiosa nissena, conferendo poi proprio a Di Stefano il ruolo di reggente della famiglia gelese.
Annusando l’aria pericolosa però, a giugno 2013, Di Stefano diventa collaboratore di giustizia, aiutando gli inquirenti nell’indagine ‘Malleus’ che ha portato agli arresti di oggi. Cambia repentinamente idea e a maggio 2014 viene quindi accusato di nuovo di associazione mafiosa, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti. Pochi mesi dopo, a gennaio 2014, scatta l’“Operazione Fenice“ e Alessandro Barbieri, il boss a cui si era avvicinato Di Stefano, viene arrestato.

In questo tempo la Squadra Mobile è riuscita a scoprire i nuovi assetti della Cosa Nostra gelese — gruppo Rinzivillo, in grado di impadronirsi del territorio e di avere rapporti con altre organizzazioni mafiose di altre province. La mafia dei Rinzivillo è cresciuta soprattutto grazie alla morsa delle estorsioni e al traffico di droga, droga che arrivava principalmente da Catania grazie alle nuove alleanze strette con i clan mafiosi del catanese dei ‘Carcagnusi’ e dei ‘Laudani-Cappello’, storicamente legati alla famiglia Santapaola.

C’erano però anche altri canali per l’approvigionamento di droga. La Mobile ha intercettato vari viaggi al Nord e Sud Italia che servivano a portare a Gela sia grandi quantità di cocaina, hashish e marijuana, che denaro.

Di Cecilia Anesi e Giulio Rubino