Operazione „Doma“ contro la famiglia Russo della camorra. Arrestati quarantaquattro affiliati
Stavano riorganizzando la loro fazione ed espandendosi senza ostacoli nel loro territorio. La famiglia Russo, da sempre braccio destro dei boss Schiavone della camorra dei 'casalesi', è stata oggi bersaglio di un importante operazione della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli, che ha stretto le manette a 44 persone e sequestrato beni e società per 10 milioni di euro
Il sodalizio fra gli Schiavone ed i Russo è in piedi da sempre: Giuseppe Russo, detto ‘o padrino, è tuttora considerato uno dei luogotenenti di Francesco Sandokan Schiavone. Entrambi detenuti da anni, danno ancora continuità all’organizzazione malavitosa fuori dal carcere.
La guerra che le forze dell’ordine hanno negli anni condotto contro il loro dominio, una lotta recentemente premiata da importanti successi, ha costretto più volte le famiglie camorriste a riorganizzarsi.
Sia a livello strategico che ‘militare’ gli ultimi anni hanno visto l’ascesa della famiglia Russo, guidata dai due fratelli C. e R.N., fino a questa mattina ancora liberi.
Le indagini hanno confermato le recenti dichiarazioni del collaboratore di giustizia Nicola Panaro, che in passato era stato anche lui boss di questa fazione, assieme al figlio di Sandokan Nicola Schiavone, ed hanno permesso di bloccare, grazie all’arresto dei due fratelli Russo, la ristrutturazione ancora in corso del clan.
I Russo si erano in particolar modo infiltrati nel tessuto economico legale del loro territorio, scegliendo come core business il noleggio e la gestione di macchinette da videopoker e slot-machine.
Un business questo precedentemente gestito principalmente dalla famiglia Grasso, anch’essa affiliata ai ‘casalesi’ e dominante nel mercato del gioco d’azzardo elettronico. Dopo le importanti operazioni di polizia contro i Grasso, i Russo hanno trovato spazio per crescere a dismisura in questo ambiente: le aziende controllate dai Grasso, finite sotto amministrazione giudiziaria, hanno rapidamente perso due terzi del loro mercato, mentre quelle della famiglia Russo sono riuscite ad installare il doppio delle macchinette prima gestite dai Grasso.
Dalla provincia di Caserta a quela di Napoli, grazie anche ad alleanze con imprenditori come i Discepolo di Portici ed i Gallo del capoluogo campano, l’egemonia della famiglia Russo sulle macchinette da bar era fin oggi incontrastato. Gli uomini dei boss ‘casalesi’ non avevano remore ad imporre il loro volere con le armi, e tenevano sotto il giogo dell’estorsione chiunque non si allineasse volontariamente.
Attraverso una serie di prestanome incensurati i Russo gestivano tutte le aziende necessarie a tenere in mando il business e a generare un notevole fatturato apparentemente ‘pulito’.
Gli affari dei Russo non si limitavano certo al videopoker: nella loro rete gli investigatori hanno identificato aziende che si occupavano di distribuzione di caffè, gestione di sale Bingo, ristorazione presso centri commerciali, gestione di cavalli da corsa e tipografie.
Le attività sequestrate, cinque società di gestione di videopoker con 3200 macchinette distribuite, facevano girare molti milioni di euro ogni anno, spremendo le tasche specialmente alle fasce più deboli della popolazione.