Svolta nelle indagini sul sequestro di Paolo Letizia. Nuovi arresti 25 anni dopo.
una nuova svolta nelle indagini sul rapimento e omicidio del giovane Paolo Letizia, sequestrato nel settembre 1989 mentre era in macchina con amici.
In venticinque anni, nonostante gli accorati appelli dei familiari, nulla si è più saputo del giovane ed il suo corpo non è mai stato ritrovato.
All’epoca il clan dei casalesi era impegnato in una sorta di ‘pulizia etnica’ degli uomini fedeli al boss Antonio Bardellino, il cui clan venne ‘assorbito’ dai casalesi.
Paolo Letizia era stato preso da tre uomini mascherati, a bordo di una Fiat Uno bianca, che apparteneva a Giuseppe R., autista e guardia del corpo di Francesco ‘Sandokan’ Schiavone, uno dei massimi leader dei casalesi condannato in via definitiva nel corso del processo ‘Spartacus’.
Giuseppe R. è proprio una delle persone che oggi La Direzione Investigativa Antimafia di Napoli ha posto sotto custodia cautelare, come esecutore materiale dell’omicidio e responsabile dell’occultamento del cadavere.
Le altre persone raggiunte dal provvedimento sono il boss Francesco Bidognetti, anche lui già condannato nel processo ‘Spartacus’ ritenuto il mandante del sequestro e esecutore dell’omicidio, Walter e Francesco di Luigi S. e Salvatore C.
Probabilmente sono state le rivelazioni di Francesco Della Corte, ‘pentito’ della camorra e oggi collaboratore di giustizia, a far riaprire il caso alla magistratura napoletana, che al tempo lo aveva archiviato dopo 8 mesi di indagini.
Della Corte fu interrogato anche subito dopo il rapimento e fornì una versione incerta: in un primo momento disse di non aver incontrato Paolo Letizia quella sera. Venti giorni dopo si corresse dicendo „ Verso le 22,15 sono proprio passato per la via dove avevano rapito il Letizia e confermo che a quell’ora non vi era nessuno“.
Le rivelazioni dei collaboratori di giustizia hanno rilevato la dinamica del rapimento: Paolo Letizia è stato preso materialmente da Salvatore C., Giuseppe R. e Nicola A. (quest’ultimo oggi deceduto) e portato nella masseria di Francesco di Luigi S. a Santa Maria La Fossa, dove è stato a lungo interrogato. Poi l’esecuzione, e l’occultamento del cadavere. Ad ordinare il crimine sarebbero stati Francesco Bidognetti e Walter e Francesco di Luigi S.
L’operazione della DIA di oggi porta nuova speranza di far luce su un caso che per oltre venticinque anni è rimasto avvolto nel mistero.
Giulio Rubino, Cecilia Anesi