Tre imprenditori del Casertano arrestati. Facevano da ‘spie’ per il clan Belforte
facevano da 'vedette' sul territorio per i boss del clan Belforte, segnalando al vertice dell'organizzazione camorristica ogni nuova attività edilizia avviata nell'area di Marcianise (Caserta) così che il clan potesse prontamente arrivare a chiedere il 'pizzo'.
La squadra mobile di Caserta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha arrestato oggi tre imprenditori, e notificato la custodia cautelare per un affiliato del clan già in carcere, per concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione aggravata.
Le indagini, sostenute dalle dichiarazioni di diversi pentiti del clan Belforte (detti ‘I Mazzacane’), hanno portato a scoprire come i fratelli Sebastiano e Franco M., assieme a Angelo P. proprietari all’epoca dei fatti della società Co.Cem s.r.l., sebbene non propriamente affiliati al clan abbiano comunque consistentemente supportato le sue attività estorsive e non solo.
Infatti la ditta Co.Cem, produttrice di calcestruzzo, per facilitare il pagamento delle tangenti, emetteva fatture false indirizzate alle ditte vittime di estorsione. Le vittime venivano quindi prima individuate grazie alla collaborazione degli imprenditori, poi intimiditi dai ‘Mazzacane’ che imponevano loro di rifornirsi dalla Co.Cem per le forniture.
A questo punto la Co.Cem, al fine di offrire una copertura per le tangenti pagate ai camorristi, gonfiava nelle fatture i costi delle forniture, ‘lavando’ in questo modo il denaro destinato ai boss.
I fratelli M. e Angelo P. in cambio di questo servizio, erano ricompensati con l’esenzione dal pagamento del ‘pizzo’, inoltre ricevevano in questo modo molto lavoro da parte delle vittime del clan, diventando in questo modo monopolisti del calcestruzzo nell’area di Marcianise.
Il sistema nel tempo era diventato talmente efficace che gli imprenditori alla prese con nuove costruzioni cominciavano a rivolgersi spontaneamente alla Co.Cem, domandando della ‘procedura’ per evitare di inimicarsi il clan Belforte. Un meccanismo questo che rivela come la criminalità organizzata riesca a normalizzare la sua presenza sul territorio, creando una situazione dove l’oppressione e la ‘tassazione informale’ perpetrata tramite estorsione diventi un dato di fatto, a cui il resto della società civile non riesce a far altro che conformarsi.
Le indagini hanno infine verificato il pagamento di una consistente tangente da 450 mila euro che grazie alla Co.Cem è stata pagata per la realizzazione del „Centro Commerciale Campania“. In questo caso fu Luigi T., l’affiliato al clan Belforte già in carcere colpito dall’operazione di oggi, l’emissario che costrinse le vittime a pagare la somma, divisa poi fra i Mazzacane ed il clan Zagaria.
Giulio Rubino, Cecilia Anesi