Mafia (IT)

Casalese finisce sotto sorveglianza speciale a Viareggio

Un pregiudicato contiguo al clan camorristico dei Casalesi, imprenditore edile ritenuto referente per la riscossione delle tangenti dagli imprenditori casertani residenti in Toscana, è stato raggiunto da una misura di sorveglianza speciale che ne limiterà movimenti e libertà non appena uscirà dal carcere.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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La Direzione Investigativa Antimafia di Firenze ha infatti notificato questa mattina una misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza della durata di tre anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, nei confronti del 52enne Maurizio D.P., conosciuto come ‘o ninno’ ed originario di S. Cipriano d’Aversa, Caserta, ma domiciliato a Viareggio, in Toscana.

Il pregiudicato è attualmente in carcere a Prato, in stato di custodia cautelare, in quanto ritenuto elemento organico del clan dei casalesi, gruppo Iovine.

Le indagini hanno accertato che Maurizio D.P. era referente del sodalizio per l’area versiliese, con compiti di riscossione delle tangenti dagli imprenditori casertani residenti in Toscana. Gli inquirenti della DIA di Firenze hanno accertato come il casalese avesse commesso numerosi delitti nella provincia di Lucca, quali estorsioni, traffico di stupefacenti ed usura.

Maurizio D.P. era stato arrestato a febbraio nel 2013 dopo che le indagini, partite nel 2010 dalla DDA di Napoli, avevano accertato che le famiglie di Schiavone, Russo e Iovine avevano deciso di fare affari in Versilia, e sopratutto a Viareggio, visto che molti imprenditori della zona erano originari della Campania e quindi sarebbero stati piu sensibili alle estorsioni. Maurizio D.P. si trovava già in zona, fornendo da subito appoggio logistico al gruppo di casalesi che già a novembre 2010 si stava trasferendo in Versilia.

L’attribuzione dell’obbligo di soggiorno nel comune di residenza è stata motivata in quanto il pregiudicato, pur operando in Versilia dove risiedeva, era solito tornare spesso in Campania, per riunioni con il clan. Il provvedimento, ritenuto necessario per la tutela della sicurezza pubblica, limita la libertà di movimento dell’uomo ed agevola l’attività di controllo da parte delle forze dell’ordine.

Cecilia Anesi, Giulio Rubino