Due milioni di euro sequestrati al capo mandamento di Porta Nuova
Alessandro D'Ambrogio, ritenuto capo del mandamento mafioso di Porta Nuova, comprendente l’omonima famiglia mafiosa, nonché quella di Palermo Centro, ha subito oggi un sequestro per oltre 2 milioni di euro.
La misura, emessa dal Tribunale di Palermo — Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta del pm palermitano Dino Petralia, è stata possibile grazie al lavoro d’indagine congiunto svolto dal Reparto Operativo dei Carabinieri di Palermo e dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza. I primi sono titolari delle indagini che nel 2013 hanno dato il via all’operazione „Alexander“ contro il mandamento di Porta Nuova, che ha portato in carcere anche Alessandro D’Ambrogio, nel luglio 2013. I secondi, ovvero le fiamme gialle, sono invece autori delle indagini patrimoniali che hanno oggi permesso il sequestro di due imprese operanti nel settore delle onoranze funebri, tre immobili ad uso commerciale, un’abitazione ed un’autovettura, per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro.
Infatti, l’agenzia ad insegna ‘onoranze funebri D’AMBROGIO’, formalmente intestata a parenti ‘stretti’ risulterebbe invece gestita da D’Ambrogio, che la utilizzava abitualmente non solo per svolgere l’attività lavorativa ma anche come luogo di incontro con altri associati mafiosi. Alla stessa impresa, peraltro, risulta intestata l’unità abitativa dove l’interessato risiede. Quest’ultimo, inoltre, spiega la Guardia di Finanza „non ha mai presentato alcuna dichiarazione dei redditi, fatta eccezione per importi di entità irrisoria denunciati in relazione ad attività lavorativa svolta in ambito carcerario nel 2003 e nel 2004“.
Dalle indagini dei Carabinieri emerge che D’Ambrogio, 40 anni, era uscito dal carcere ad aprile 2011 già condannato con sentenza irrevocabile per i reati di associazione mafiosa, estorsione ed associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. L’uomo coordinava le attività illecite, in particolare del settore delle estorsioni, e si occupava del sostentamento dei detenuti e dei loro nuclei familiari, intrattenendo rapporti con altri esponenti mafiosi, facenti parte di diversi mandamenti, tra i quali quelli di Bagheria, Tommaso Natale, Pagliarelli, Brancaccio,Arenella — Resuttana, Villabate — Misilmeri e Noce — Cruillas.
Di Cecilia Anesi, Giulio Rubino