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Narcotraffico a Roma: sgominata banda a Tor Bella Monaca

Gestivano la rete del narcotraffico nella periferia sud della capitale, Roma. Un vero e proprio sodalizio, con basi operative operative e logistiche nel quartiere di Tor Bella Monaca, dotato di connivenze, appoggi e un ‘gruppo di fuoco’. Lo hanno sgominato oggi in un’operazione congiunta i Carabinieri della Legione Lazio e il Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) della Guardia di Finanza.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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Il gruppo criminale era strutturato con una ‘catena di comando’ che curava tutte le fasi del traffico di stupefacenti, soprattutto cocaina, a partire dall’individuazione dei canali di approvvigionamento fino alla distribuzione al dettaglio, passando attraverso le attività di trasferimento e custodia della droga.

Sono stati arrestate 14 persone, su ordine del Tribunale di Roma che ha validato una richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, e sequestrati beni per oltre un milione di euro.

Le indagini erano partite gia nel 2011, quando il G.I.C.O. aveva individuato l’esistenza di un’associazione criminale organizzata dedita al traffico, detenzione e vendita di droga. Grazie a collaboratori di giustizia, i Carabinieri – che indagavano su un’altra filiera di spaccio – e hanno individuato la ‘cupola’ di Tor Bella Monaca.

Il quartiere, gia noto alle cronache, è di difficile penetrazione alle forze dell’ordine, e questo aveva permesso finora all’organizzazione criminale di fiorire e crescere.

A capeggiarla era il romano M.M. (cl. 1978), oggi tra gli arrestati, e titolare in un centro estetico in Tor Bella Monaca. L’uomo, gravato da precedenti per droga, si è avvalso dell’ausilio di ulteriori quattro soggetti, V.A. (cl. 1968) ed il figlio V. (cl. 1990) — entrambi nati a Napoli — il romano M.P. (cl. 1971) e il pugliese L.G. (cl. 1977), tutti residenti e ben radicati a Tor Bella Monaca, anch’essi arrestati.

La droga — di ottima qualità — veniva per lo più dalla Campania, settimanalmente, e fruttava giornalmente decine di miglia di euro, poi reinvestiti in beni immobili, mobili ed attività commerciali. Per questo motivo agli indagati sono stati sequestrati tre appartamenti e un garage nel comune di Roma, un villino nel comune di Montecompatri, un centro estetico, una ferramenta, nove autovetture, quattro motocicli, trentanove conti correnti bancari e postali.

Di Cecilia Anesi, Giulio Rubino