Mafia (IT)

Confisca di 54 milioni a due imprenditori dell’olio implicati in omicidio di mafia

una confisca internazionale, che va dalla Sicilia alla Spagna, passando per l’Umbria, la Puglia e la Calabria, tutti territori che gli imprenditori Agrò utilizzavano per la produzione e la compravendita di olio alimentare.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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I fratelli Agrò, originari di Racalmuto ma instaurati ad Agrigento, sono stati implicati nell’omicidio di mafia dell’imprenditore Mariano Mancuso, avvenuto negli anni ‘90. Sebbene assolti dalla corte d’appello d’Assise d’appello di Palermo dopo che la Suprema Corte aveva annullato la condanna all’ergastolo, i fratelli Agrò sono stati definitivamente inquadrati come vicini alla mafia agrigentina, ed erano usurai ‘creditori’ del defunto Mariano Mancuso.

Ad accusarli di essere i mandanti di quell’omicidio era il pentito Maurizio Di Gati, che confessò come quella morte fosse stata il suo ‘battesimo del sangue’.
Secondo le sue dichiarazioni la condanna a morte per Mancuso era arrivata dopo che l’imprenditore, all’epoca proprietario di un supermercato, depositò una denuncia per usura contro gli Agrò.
I due fratelli, dichiarò Di Gati, si erano allora rivolti a Salvatore Frangapane, capo mandamento dell’epoca, affinché punisse la ribellione dell’imprenditore.

Ma se l’accusa di essere mandanti di un omicidio non pesa più sulla loro testa, la loro vicinanza alla mafia oggi costa loro un notevole ‘tesoro’, del valore di circa 54 milioni di euro, che da oggi è confiscato.

Cinquantotto immobili, tra fabbricati e terreni, siti in provincia di Agrigento, a Giardini Naxos (Messina) e a Spoleto. Dodici imprese con sede ad Agrigento, Fasano (BR) e Petilia Policastro (KR). Cinquantasei tra conti bancari e polizze assicurative, e questo solo per quanto riguarda l’Italia.
In Spagna sono stati confiscati sei fabbricati e tre imprese di produzione e compravendita di olio.

I decreti di confisca, a firma del Presidente dal Tribunale-Sezione MP di Agrigento, Dott.ssa Luisa Turco, sono stati possibili grazie alle indagini patrimoniali e bancarie svolte dalle Direzione Investigativa Antimafia (D.I.A.) agrigentina in collaborazione con il ‘Gruppo Misure di Prevenzione’ della Direzione Distrettuale Antimafia (D.D.A.) di Palermo.

Giulio Rubino, Cecilia Anesi