Messaggi dal carcere mantenevano vivo il Clan Belforte: 20 arresti
Arriva oggi un altro duro colpo al clan camorristico Belforte di Marcianise, dopo le indagini che dieci anni fa avevano sottratto al sodalizio uno dei principali boss, Antonio Bifone, raggiunto oggi nuovamente da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere che ha toccato anche altri 19 soggetti.
Dodici degli affiliati erano a piede libero, e sono stati arrestati dai Carabinieri di Caserta questa mattina. Altri otto si trovavano già in carcere. E sono proprio le carceri il cardine dell’indagine, perché, come spiega il Colonnello Alfonso Pannone che ha coordinato l’operazione, „tra le 12 persone arrestate oggi ci sono anche alcune donne che facevano la spola dalle carceri di Spoleto, Frosinone, Alessandria e Pordenone dove i loro uomini erano in cella, recapitando poi i messaggi al Clan di Caserta.“
Antonio Bifone era stato arrestato nel 2005, mentre tentava la fuga in Germania. Le indagini all’epoca non appurarono in che zona della Germania fosse diretto l’uomo ma, chiarisce il Colonnello Pannone, all’epoca del fermo stava progettando la fuga da tempo. Bifone oggi é collaboratore. Nonostante ciò, il suo ex-clan é ancora forte, come dimostra l’operazione di oggi e le indagini ancora in corso.
Gli indagati sono ritenuti colpevoli, a vario titolo, di associazione mafiosa, tentato omicidio, incendio doloso e porto abusivo di armi, usura, estorsione e spaccio, il tutto aggravato dal metodo mafioso. Tra gli arrestati, anche un ucraino di 36 anni, tale Rostyslav Panchuk. Secondo quanto emerge dalle indagini il Clan Belforte, e anche la propaggine Bifone, ha da oltre dieci anni nel proprio organico uomini dell’est, specialmente albanesi e ucraini, uniti in matrimonio con donne del clan e per questo considerati in tutto e per tutto uomini di camorra. Rostyslav, nello specifico, è accusato del tentato omicidio ai danni di un imprenditore casertano a cui era stato chiesto il ‘pizzo’ e – secondo gli inquirenti – aveva un ruolo importante per il traffico di droga.
Di Cecilia Anesi e Giulio Rubino