Bloccata nel 2011 da un giudice corrotto, arriva oggi la confisca per i beni della ‘Ndrangheta a Genova
Un patrimonio di due milioni e mezzo di euro, frutto di attività illecite legate alla 'ndrangheta, è stato confiscato ai fratelli Aldo ed Ercole Galianò dalla Direzione Investigativa Antimafia di Genova.
Era noto da anni come i due fratelli fossero vicini al clan Facchineri della ‘ndrangheta, clan attivo tanto in provincia di Reggio Calabria quanto nel nord Italia. La famiglia Galianò è stata infatti coinvolta nei fatti di sangue della „faida di Cittanova“. Sebbene trasferita a Genova già dagli anni ottanta, i sicari del clan Raso-Gullace-Albanese avevano raggiunto il capoluogo Ligure e assassinato Giuseppe Gaglianò, padre dei due fratelli raggiunti oggi dalla confisca, nel 1978. Tre anni dopo anche il fratello Luciano era stato ucciso, questa volta da uomini del clan Fiandaca-Emanuello, affiliato alla famiglia Madonia della cosa nostra nissena.
Nonostante la grande quantità di informazioni a disposizione degli investigatori, la confisca dei beni, di gran lunga sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati dai due fratelli e dalle loro famiglie, è tardata ad arrivare.
Infatti la prima richiesta di confisca, previo sequestro, era già stata avanzata al tribunale di Alessandria nel 2007. Trasferita a Reggio Calabria, la richiesta era stata rifiutata dalla sezione Misure di Prevenzione del tribunale della quale era presidente all’epoca il giudice Vincenzo Giglio.
Peccato che Vincenzo Giglio nel novembre 2011, è stato arrestato nel corso dell’operazione „Infinito“ condotta contro il clan Valle-Lampada, un clan molto attivo a Milano e affiliato alla famiglia Condello.
Giglio è stato condannato in primo grado a quattro anni e sette mesi e in appello a 4 anni e cinque mesi per favoreggiamento e corruzione, con l’aggravante di aver collaborato con il clan della ‘ndrangheta.
L’ex giudice avrebbe infatti rivelato particolari su indagini in corso in cambio della nomina di sua moglie a commissario della ASL (Azienda Sanitaria Locale) di Vibo Valentia, ed era in rapporto con il boss Giulio Lampada, oggi in carcere a scontare una condanna a 14 anni e cinque mesi.
L’arresto e la recente condanna anche in appello di Vincenzo Giglio ha naturalmente permesso di rivedere le decisioni che aveva preso a favore di affiliati alla ‘ndrangheta in passato, ed ha sbloccato la confisca che oggi arriva a restituire ai cittadini le ricchezze accumulate illegalmente dai Gaglianò.
Giulio Rubino, Cecilia Anesi