Avevano il monopolio del calcestruzzo: arresti e sequestri contro il Clan Fabbrocino
L’estorsione la facevano costringendo le aziende edili del luogo a prendere il loro calcestruzzo a prezzi maggiorati, ecco l’ultima frontiera del clan ‘Fabbrocino’ della Camorra, che avevano imposto a Nola e ai paesi vesuviani il monopolio del calcestruzzo. Dodici gli arrestati, tra cui il figlio del capoclan detenuto Mario Fabbrocino, e Gianpaolo De Angelis, assessore all’urbanistica del comune di Nola e considerato dagli inquirenti prestanome del clan. Cinque le società sequestrate per un valore di oltre cinque milioni di euro.
Le manette sono scattate questa mattina con un’operazione congiunta del Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli e della Squadra Mobile e dei Carabinieri di Cisterna su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) validata dal Tribunale di Napoli. Tra i 12 arrestati ci sono esponenti apicali del clan ‘Fabbrocino’, operante nei comuni di Nola e dei paesi dell’agro-vesuviano, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di beni, estorsione e illecita concorrenza con minaccia o violenza, il tutto con l’aggravante del metodo mafioso.
L’indagine svolta dai magistrati della DDA di Napoli aveva come obiettivo identificare gli interessi economici del clan, riorganizzatosi dopo il fermo e l’incarcerazione del boss Mario Fabbrocino, avvenuta oltre dieci anni fa. Si è così scoperto che dal 2007 al 2012 i sodali avevano creato nuove aziende che seguivano le orme del modus operandi avviato dal boss detenuto, e ovvero dell’imposizione camorristica del calcestruzzo.
E in effetti, le indagini hanno evidenziato l’importanza strategica dell’attivita di produzione del calcestruzzo che, per un clan camorristico, rappresenta uno strumento ideale a mascherare estorsioni attraverso l’imposizione delle forniture condizionando il libero mercato della domanda e dell’offerta.
Praticamente, mancando la libera offerta e concorrenza, l’impresa controllata dalla camorra tramite prestanome poteva imporre i propri prezzi con pesanti ricadute sull’economia dell’intero settore. Un esempio perfetto è la GIFRA srl, in tutto e per tutto incarnazione dell’interesse del clan ‘Fabbrocino’, che aveva adottato un listino sensibilmente maggiorato rispetto ai prezzi offerti da altre aziende del calcestruzzo della zona, riuscendo cosi ad estorcere agli imprenditori vittima in modo silenzioso ed invisibile. In pratica, l’“imprenditore vittima“, nonostante l’evidente antieconomicità della fornitura,risultava impossibilitato a rivolgersi ad altri operatori economici del settore,senza incorrere in violente ritorsioni, di natura personale o patrimoniale.
Dopo una lotta per la supremazia nel territorio avvenuta con il clan Di Domenico, il vincente clan Fabbrocino era praticamente arrivato ad una posizione del tutto monopolistica. Per questo motivo, e per le prove raccolte della velata ma potente attività estortiva, il tribunale ha disposto il sequestro preventivo delle quote sociali delle aziende GIFRA srl, RAF srl e GIEFFE IMPORT EXPORT srl.
Di Cecilia Anesi, Giulio Rubino