Mafia (IT)

Operazione Santa Fè: rivelata l’alleanza tra le F.A.R.C. e la ‘ndrangheta. Quarantadue arresti in tutto il mondo.

Un'organizzazione globale, un trust che dal cuore della foresta Amazzonica colombiana arriva fino ai porti italiani di Gioia Tauro, Livorno, Genova e Vado Ligure. La 'ndrangheta controllava ogni passaggio. Oramai, secondo il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, le mafie calabresi sono entrate in società direttamente con i produttori di cocaina in Colombia, e i loro rappresentanti circolano liberamente in zone della giungla dove neppure l'esercito colombiano ha il coraggio di infilarsi. Sarebbe infatti un importante capo delle FARC, Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia, il principale fornitore delle mafie italiane. Identificato nel corso dell'operazione, resta nascosto nella giungla, inafferrabile.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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Ci sono voluti due anni di indagini transnazionali per giungere ai risultati presentati oggi a Reggio Calabria, dove il Procuratore Capo Federico Cafiero de Raho, che ha coordinato l’operazione, ha ringraziato i molteplici attori che hanno reso possibili gli imponenti risultati raggiunti.

Quarantadue arresti, 38 in Italia e quattro in Spagna, oltre quattro tonnellate di cocaina sequestrate e milioni di euro tolti dalle mani di un’organizzazione mafiosa che, capeggiata dalle cosche Alvaro, Pesce e Acquino-Coluccio, si estendeva fino all’America Latina.

Operazione Santa Fe’: rivelata l’alleanza tra le FARC e la ‘ndrangheta in una joint-venture della cocaina from CORRECTIV on Vimeo.

L’Operazione Santa Fe’, che prende nome dal supermercato a Bogotà’ dove fu arrestato il piu’ grande broker della cocaina per la ‘Ndrangheta, Roberto Pannunzi, traccia nuovi confini e nuove alleanze tra le FARC colombiane e un cartello calabrese composto da famiglie ioniche e tirreniche, come gli Alvaro e gli Aquino-Coluccio.
L’indagine, partita due anni fa dalla DEA americana, e’ stata poi portata avanti dal GOA di Catanzaro della Guardia di Finanza, comandato dal Ten.Col. Gasparino La Rosa, e coordinata dal comandante del Nucleo PT, il Col. Mario Palumbo sotto la guida della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria in collaborazione con la Guardia Civil spagnola e le polizie colombiane, argentine e brasiliane.

Presenti in conferenza stampa anche la sezione antiriciclaggio della Guardia Civil spagnola, che ha contribuito ad importanti fasi delle indagini, gli agenti della Drug Enforcement Administration (DEA) e della unità Custom and Border Protection (CBP), per i quali ha parlato James Allen, coordinatore DEA per l’Europa e il Nord Africa, che ha sottolineato come le sinergie messe in campo dalle forze dell’ordine assieme ai colleghi stranieri siano state fondamentali per affrontare un cartello criminale altrettanto abile ad espandersi e relazionarsi a livello internazionale. “Il crimine transnazionale ha imparato ad usare i confini contro di noi” ha dichiarato Allen, “ed è solo con questo tipo di collaborazione ed amicizia che è possibile sconfiggerlo.”

Il Procuratore Capo Cafiero De Raho ha ribadito come questa operazione sia stata la più grande operazione internazionale antidroga di questo tipo, mai eseguita.
Ed infatti Nicola Gratteri ha raccontato come la fiducia raggiunta fra gli investigatori italiani e quelli americani abbia permesso ai nostri di avvalersi delle unità investigative della DEA in Colombia, da dove venivano organizzate, oltre alla produzione, le spedizioni fino ai porti del Brasile e dell’Argentina.
Anche in Perù ed Ecuador questa collaborazione ha permesso di individuare e sequestrare importanti quantitativi di cocaina.
A volte i carichi viaggiavano occultati dentro container, dai quali poi membri dell’organizzazione criminale prelevavano il prezioso contenuto nei porti italiani con la tecnica del cosiddetto ‘Rip off’, altre volte usavano velieri, in grado di attraversare l’Atlantico, alcuni dei quali poi bloccati in acque internazionali dalla Guardia Civil spagnola.

Secondo gli investigatori il traffico non poteva avvenire senza la connivenza dei membri degli equipaggi delle grandi navi coinvolte. Un esempio è quello della MSC MAUREEN, partita da Santos in Brasile il 10 agosto 2013 diretta a Gioia Tauro: all’interno del container siglato FSCU4147025 c’erano nascosti 83 panetti di coca, per un peso totale di 86 chili. Controlli operati dalla Guardia Civil spagnola sulla stessa nave nel porto di Valencia in Spagna hanno permesso il sequestro di altri 54 chili, e di arrestare 10 affiliati. Gli investigatori spagnoli si sono concentrati poi sull’identificazione dei soggetti cerniera tra le cosche italiane e i fornitori colombiani.

Importante è stata l’intercettazione ambientale di un incontro avvenuto il 7 marzo dell’anno scorso presso un hotel della catena Holiday Inn a Roma tra il capofila sul versante calabrese, Antonio Femia (accompagnato da boss delle cosche ioniche) e Soto Rodriguez Claudio Marcelo, arrivato apposta dal Sud America per organizzare un grosso carico. Scoperti i dettagli della spedizione, le forze dell’ordine italiane erano pronte ad intercettarla al porto di Gioia Tauro, dove è arrivata con la MSC Abidjan.

I carichi in transito erano enormi e continui, il predominio della ‘ndrangheta sul mercato internazionale della coca nasce proprio dalla loro capacità di pagarli tutti, anche quelli perduti durante un sequestro. Per mantenere il loro ruolo in Europa i boss della ‘ndrangheta devono poter comprare al prezzo migliore, 1100-1200 euro al chilo, e per garantirsi questo prezzo devono importare sempre grosse quantità. Lo sviluppo delle indagini ha svelato l’esistenza di una stretta collaborazione tra differenti gruppi di soggetti coinvolti in questo traffico, radicati sia nella fascia ionica calabrese che in quella tirrenica. I grandi nomi del narcotraffico sono stati costretti a consorziarsi, ed è per questo che i Pesce, gli Alvaro e gli Acquino-Coluccio hanno affrontato questa joint-venture sotto la stessa bandiera.

Per gli investigatori fermare i carichi non è mai stata la priorità, mentre si accumulavano i sequestri la Guardia di Finanza è rimasta focalizzata su un singolo obiettivo: arrivare a ricostruire la rete dell’organizzazione.

L’indagine è lungi dall’essere conclusa. Secondo Gratteri ci sono ancora 70/80 broker della cocaina associati alla ‘ndrangheta al lavoro in America Latina ancora oggi. E sono molti i filoni che la DEA americana sta tuttora seguendo in altre parti del mondo. Il mercato della cocaina resta fiorente in tutto il globo, e la guerra al narcotraffico continua senza sosta.

Giulio Rubino, Cecilia Anesi da Reggio Calabria