Mafia (IT)

Condannato all’ergastolo Nicola Schiavone, figlio di Sandokan, per la faida con i Bardellino

Condannato all’ergastolo in primo grado il figlio di Sandokan, Schiavone Nicola, boss della omonima fazione dei Casalesi per il duplice omicidio di camorra ‘Salzillo – Prisco’ durante la faida con il clan Bardellino. A decretare la pena, ieri, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, a Caserta. All’ergastolo finiscono anche Massimo Russo, Francesco Barbato e Michele Ciervo, mentre il Tribunale condanna a 30 anni e anni 15 rispettivamente altri sei membri del clan.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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A morire, il 6 marzo 2009, fu anche Antonio Salzillo, nipote di Antonio Bardellino, storico capo e fondatore del clan dei Casalesi, su ordine di Nicola Schiavone, reggente della fazione Schiavone.

Nella primavera del 2012 i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta e della Compagnia di Casal di Principe scoprirono i moventi dell’omicidio. Gli Schiavone volevano riaffermare il comando sul territorio assassinando Antonio Salzillo, nipote dell’ex capo dei casalesi Antonio Bardellino, assassinato in Brasile nel maggio 1988. Questo perche Salzillo, dopo anni di ‘esilio’, era rientrato in Cancello Arnone, in provincia di Caserta, senza l’autorizzazione dei Casalesi regnanti, ovvero gli Schiavone, e aveva anche iniziato a gestire un’attività commerciale.
Dal momento della decisione, l’omicidio fu organizzato in pochissimi giorni, con il coinvolgimento di pochi fedeli al gruppo Schiavone, tra cui anche gli allora latitanti Pasquale Vargas (condannato a 15 anni) e Massimo Russo (ergastolo).
La preparazione dell’agguato – rendono noto gli inquirenti – fu fatta tenendo all’oscuro i capi della Camorra Antonio Iovine e Michele Zagaria, poiché Nicola Schiavone aveva chiesto massima segretezza dati altre occasioni in cui il Salzillo era riuscito a scampare degli agguati omicidi.
L’efferato omicidio venne portato a termine da un commando armato di Kalashnikov e pistole semiautomatiche, composto da quattro killer a bordo di un’Audi SW che abbordò la BMW del Salzillo, con a bordo Clemente Prisco assassinato solo perché si trovava per sua sfortuna in compagnia di Salzillo, crivellando le due vittime di colpi.

In base a quanto dichiarato da un collaboratore di giustizia, Nicola Schiavone soddisfatto dell’operato dei suoi killer, regalò a ciascuno di loro 50 gr. di cocaina e 10.000 euro.

Secondo un altro collaboratore di giustizia la questione era ancora più complessa. Ci sarebbero state frizioni tra Nicola Schiavone e Michele Zagaria, perchè i guadagni del clan venivano gestiti da Zagaria. Sarebbe stato proprio Zagaria a richiamare Salzillo in provincia di Caserta, per assassinare Schiavone e divenire il leader incontrastato dei Casalesi.

D’altronde, dal 2005 il gruppo Schiavone aveva iniziato ad imporsi con forza anche in quelle aeree storicamente controllate dal clan Bidognetti e in quei Comuni dove Iovine e Zagaria erano egemoni. Successivamente al duplice omicidio Salzillo-Prisco c’è stato il triplice omicidio Papa-Buonanno-Minutolo: una deriva stragista che però non ha portato nulla di buono agli Schiavone, causando forti crepe interne al clan e decretando varie collaborazioni con la giustizia.

Di Cecilia Anesi e Giulio Rubino