Mafia (IT)

Ndrangheta a Torino. Riciclati milioni di euro

Una montagna di denaro da riciclare, accumulato fin dagli anni ottanta, e tutto il tempo del mondo a disposizione per organizzarne i meccanismi. Viveva così Francesco Ietto, boss della cosca Letto-Cua-Pipicella della 'ndrangheta calabrese, agli arresti domiciliari con una condanna per associazione mafiosa ma ancora perfettamente in grado di gestire le finanze del clan.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

dia_agente_antimafia-1

Dalla sua casa di San Colombano al Lambro, in provincia di Milano, Ietto faceva da punto di riferimento per i suoi collaboratori. Il metodo prescelto per far sparire i soldi, accumulati con il traffico di stupefacenti e con i riscatti dei sequestri di persona, era quello classico ed efficace di creare una rete di imprenditori compiacenti che, dietro compenso, emettessero fatture per prestazioni inesistenti.

Operando principalmente su Torino, Ietto aveva anche creato una serie di società di facciata, intestate a prestanome insospettabili, che gli permettevano di reinserire il suo capitale dentro il circuito legale dell’economia piemontese.

Braccio destro di Ietto e mente finanziaria dell’operazione era il commercialista Pasquale B. già indagato per aver lavorato per altri gruppi mafiosi. „Il ragioniere della ‘ndrangheta“, come l’hanno definito gli inquirenti, aveva a sua disposizione un ampio portafoglio di clienti, gestiva quindi un giro di denaro sufficientemente voluminoso da permettergli di creare un sistema di documentazione contabile intersocietaria, basato su rapporti commerciali fasulli e su movimentazioni finanziarie costruite ad arte, in modo da rendere difficile agli investigatori ricostruire i movimenti del denaro sporco della cosca.

Pasquale B. spostava il denaro anche fuori dall’Italia, verso i più comuni dei paradisi fiscali utilizzati dalle nostre mafie: la Svizzera e il Principato di Monaco.

Il lavoro della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di Torino però ha messo un freno a questa fiorente attività, arrestando questa mattina quattro persone e mettendo i sigilli su beni mobili e immobili, altre che aziende e quote societarie, per un valore di cinque milioni di euro.

domenico trimboli.jpg

Domenico Trimboli arrestato

Sono inoltre indagate altre sei persone, indicate dalla DIA come collaboratori a vario titolo di Ietto. Fra di loro c’è anche il nipote di Domenico Trimboli, importantissimo boss della ‘ndrangheta e narcotrafficante di grosso calibro. Domenico Trimboli custodiva uno stretto rapporto di collaborazione con il famoso narcotrafficante Roberto Pannunzi, grazie al quale si garantiva un prezzo di favore sulle partite di cocaina spedite dal cartello di Medellin. Arrestato nel 2008 era, secondo gli investigatori, uno dei più importanti contatti in Italia per i narcos colombiani.

Suo nipote, neppure trentenne, era diventato il factotum di Ietto, sopperendo alle restrizioni di movimento del boss agli arresti domiciliari. Era anche uno dei ‘titolari’ delle aziende di comodo create dal Ietto per il riciclaggio.