Mafia (IT)

Sequestro di 11 milioni di euro a imprenditore edile appartenente ai Casalesi

Sottoposto ad una misura di sorveglianza speciale per appartenenza mafiosa, Francesco G. è ritenuto un imprenditore chiave per i Casalesi, fazione Zagaria. In attesa di sentenza, all'imprenditore edile aversano oggi vengono sequestrati preventivamente beni e conti correnti per 11 milioni di euro.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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A giugno del 2000 Francesco G. era stato arrestato e incarcerato perché ritenuto appartenente alla Camorra dei Casalesi. Nella giurisprudenza italiana ‘appartenenza mafiosa’ è un concetto diverso dalla ‘partecipazione’ all’associazione mafiosa, il 416bis, e dal concorso esterno in reato, l’ex art.110 cp. Il concetto di ‘appartenenza mafiosa’ è più fluido, e si basa sulla ‘pericolosità sociale’ dell’indiziato che in modo costante si presta e agevola l’organizzazione mafiosa.

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Un agente della DIA durante il sequestro di questa mattina

Ritenuto quindi ‘appartenente’ ai Casalesi, Francesco G. è ancora in attesa di sentenza, ma nel frattempo – su richiesta del direttore centrale della Direzione Investigativa Antimafia – oggi vengono messi i sigilli al suo tesoretto, in parte intestato ai figli. Sono le aziende Aversana Costruzioni srl, O.M.S. Officine Meccaniche Sessane srl, Industrial Costruzioni srl, Barcal srl, Maiora srl, Emmegi srl a finire sotto sequestro. A queste si aggiungono tre immobili e i soldi depositati su tre conti correnti, di cui uno cifrato presso la banca Credit Foncier de Monaco, aperto nel 2001 nel Principato di Monaco dal figlio dell’imprenditore edile dei Casalesi.

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Aversa, il luogo dove operava l’imprenditore Francesco G.

Il costruttore – secondo l’ordinanza di custodia cautelare del 2000 — avrebbe fornito continuo „appoggio logistico agli affiliati, permettendo ai Casalesi di Zagaria di nascondere armi, di riscuotere i proventi delle estorsioni e delle tangenti e di reinvestire i guadagni illeciti“, accuse su cui concordano numerosi collaboratori di giustizia.

Ma c’è di più. Francesco G. non si sarebbe limitato all’edilizia e al reinvestimento dei soldi sporchi del clan: alla fine degli anni 90 avrebbe aiutato la camorra ad importare armi dalla ex Jugoslavia, tra cui fucili a pompa, bombe a mano e mitragliatori silenziati. Insomma, un vero ‘gattopardo’ tutto fare in seno ad una delle più potenti e sanguinose organizzazioni criminali italiane.