Columbus 2, l’altro lato della cosca
C’è voluto un anno di indagini, ma a maggio 2015 il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato aveva arrestato un ristoratore calabrese a New York che riforniva la ‘ndrangheta ionico-reggina di cocaina. La prendeva dai colombiani. Purissima. E la prendeva grazie ad un cartello di narcos costaricani, arrestati oggi a San Jose.
Avevano forse sperato di averla fatta franca i membri costaricani del cartello del narcotraffico gestito da Gregorio G., arrestato lo scorso maggio a New York e in attesa di estradizione a Reggio Calabria. Cinque mesi fa, grazie ad una proficua collaborazione con le forze della Fiscalia Adjunta contra la Delincuencia Organizada del Costa Rica, le ‘teste’ dell’organizzazione erano saltate, ma erano rimasti liberi i contatti centro-americani dei narcotrafficanti della ‘ndrangheta.
Gli investigatori del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Reggio Calabria non hanno lasciato le cose a metà e 24 ore fa, grazie alla collaborazione con la polizia costaricana, hanno messo le manette a sette persone, cinque costaricani e due cubani, tutti appartenenti ad un cartello di narcos capitanato da German Andres M.P., stretti collaboratori di Gregorio G., responsabili di aver importato tonnellate di cocaina dal Centro-America agli Stati Uniti e all’Europa.
L’indagine Columbus 2 ha confermato ancora una volta la capacità della ‘ndrangheta calabrese di muoversi in modo transnazionale, „documentando il profondo radicamento dei sodalizi mafiosi di matrice ‘ndranghetista nella gestione di flussi di cocaina, proiettati in Nord America ed in Europa, ove possono gestire basi logistiche, sviluppare alleanze con altri cartelli criminali, reimpiegare agevolmente ingenti proventi delle attività illecite“, ha riferito la Procura nella conferenza stampa di oggi.
Ed è infatti proprio il ruolo dei porti del Nord America e del Nord Europa che emerge con forza. Le rotte della coca „seguono un consolidato schema“, spiegano gli inquirenti, „da tempo tracciato da tutti i potenti sodalizi del narcotraffico internazionale“.
Una serie di sequestri nei porti di Rotterdam, Anversa, Valencia, Wilmington (USA), Moin (Costa Rica) lo confermano. Sono stati tutti messi in relazione con le attività di questo cartello, ma la quantità totale di polvere bianca arrivata alla ‘ndrangheta resta impossibile da quantificare.
Da maggio scorso le famiglie della ‘ndrangheta ionico-reggina che contavano sulle regolari importazioni di stupefacenti da parte di Gregorio G. hanno dovuto trovare soluzioni alternative per approvigionarsi dai colombiani tramite i costaricani amici del proprietario del ristorante sulla 108th Street di Queens, New York. Da oggi non potranno nemmeno contare piu su di loro.
Dal Centro-America le partite di droga venivano caricate nascoste fra spedizioni di frutta fresca destinata al ristorante che Gregorio G. e famiglia gestivano nel Queens, famoso quartiere di New York. Una tattica ben collaudata, visto che i carichi deperibili passano attraverso controlli più rapidi nei porti. Gregorio G. aveva aperto diverse società di import-export di frutta in Costa Rica, proprio per questo scopo. Nella specifica indagine Columbus2 gli investigatori dello Sco sono riusciti a risalire ad un’altra azienda costaricana di import-export, la Tropifrut, controllata dal cartello di M.P. e in affari con G. Seguendo i carichi a ritroso e a distanza, sono riusciti ad effettuare vari sequestri ottenendo cosi il „corpo del reato“.
Gli investigatori Italiani tenevano il fiato sul collo del ristoratore di Queens già da molto tempo: „L’indagine è partita poco dopo New Bridge- Ci racconta Andrea Grassi, direttore I Divisione del Servizio Centrale Operativo reparto Criminalità Organizzata. Noi tenevamo d’occhio G. e i suoi sodali sia con pedinamenti che con intercettazioni telefoniche. Abbiamo seguito le persone passo passo, G., la moglie, e soprattutto Franco F., che ha fatto molti viaggi e che in un’occasione ha consegnato del denaro al capo del cartello costaricano“.
Franco F. arrestato anche lui già nel maggio scorso, era il legame fra i compratori della ‘ndrangheta ed i fornitori costaricani.
I costaricani, a loro volta, si rifornivano direttamente dai Colombiani: il loro capo German Andres M. P. era un narcos di tutto rispetto secondo gli investigatori Costaricani: “Il cartello arrestato oggi era autorevole in Costarica, indipendente e con un forte legame con i colombiani — ci spiega Grassi — M. P. già in passato era stato fermato nella sua finca per cocaina, in compagnia di colombiani“
Montero e gli altri narcos costaricani sono stati identificati proprio dai loro rapporti con Gregorio G. I due capi parlavano spesso al telefono. Una specifica conversazione fra i due è stata ritenuta importante e al contempo esemplificativa: G. ordina a M.P. venti ananas, in una lingua che è un misto tra calabrese, inglese e spagnolo, una vera e propria lingua franca.