Mafia (IT)

Operazione Jafar2: ancora estorsioni a Misilmeri

Nel 2012 l'operazione 'Sisma' porta in carcere importanti boss di Misilmeri, ma in tre anni Cosa Nostra era cresciuta nuovamente e stava strozzando il tessuto sociale e imprenditoriale della cittadina del palermitano. A marzo 2015 i Carabinieri avevano lanciato l'operazione 'Jafar' contro la famiglia di Misilmeri appena riorganizzata, grazie anche a imprenditori che avevano deciso di ribellarsi al pizzo. Uno di questi aveva addirittura ricevuto crisantemi e la scritta “Fatti i cazzi tuoi” sulla saracinesca della propria macelleria. Oggi scatta 'Jafar2': sette arresti di mafiosi estortori.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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È una battaglia senza fine quella contro la mafia nell’hinterland palermitano, nonostante le ripetute operazioni delle forze dell’ordine. Nel mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno a pochi mesi dall’arresto di Giuseppe Vasta, il boss catturato il quattro marzo scorso , i clan continuavano impunemente a spargere il terrore fra i commercianti del luogo, imponendo pensanti tasse „a supporto dei carcerati“ di cosa nostra.

Una lunga lista di capi si sono avvicendati a dirigere questo mandamento, molti di loro personaggi di spicco legati da vicino a boss del calibro di Bernardo Provenzano, come Benedetto Spera e Francesco Pastoia. Gli ultimi, di cui questo blog ha già raccontato lo scorso marzo, sono Francesco Lo Gerfo, arrestato nel corso dell’operazione ‘Sisma’ e condannato un anno e mezzo fa a 18 anni, e Giuseppe Vasta.

Una lunga dinastia quindi, che avrebbe in modo sostanziale condizionato la vita di Misilmeri, sia sul piano amministrativo (tanto che ai tempi dell’operazione Sisma il comune fu sciolto per mafia) tanto su quello del tessuto commerciale ed industriale.

Secondo gli inquirenti, gli arrestati dell’operazione odierna sarebbero infatti stati particolarmente attivi sul piano delle estorsioni, non risparmiando neppure gli ambulanti: „Abbiamo bisogno per i carcerati, mi devi dare 500 euro“ si è sentito intimare un pescivendolo ambulante, che ha ovviamente dovuto faticare non poco per ottemperare alla richiesta. Ma le cifre potevano arrivare anche molto più in alto: un commerciante di Bolognetta che voleva rinnovare il locale, avrebbe dovuto scegliere se contrattare una ditta ‘amica’ delle cosche per i lavori, oppure pagare una cifra di 10.000 euro.

Già nel marzo scorso si era scoperto come i clan di Misilmeri-Belmonte Mezzagno non esitassero a mettere in pratica non solo intimidazioni e minacce di morte, ma anche pestaggi e gravi atti di danneggiamento, per chiunque non si mettesse ‘in riga’ e accettasse di pagare le cifre richieste.

Oggi sette persone sono state raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, anche se tre già si trovavano dietro le sbarreper altre cause. Agli arrestati di oggi, oltre alle estorsioni, si contestano anche i reati di traffico di stupefacenti, in particolare nei piccoli comuni della provincia di Palermo, e di spendita di denaro contraffatto.

Pare infatti che i clan avessero avviato un proficuo commercio di banconote false, tagli da 20 euro che acquistavano, a quattro euro l’una, da ambienti malavitosi del Napoletano.