Mafia (IT)

Colpito il cuore finanziario di Zagaria

Era grazie alla collusione dell'attuale sindaco di Trentola Ducenta, ora latitante, e dell'ex primo cittadino che Zagaria era riuscito a costruire un enorme centro commerciale a casa propria. Lo usava per incontri durante la latitanza, spostava i magazzini altrui come fossero puntine quando doveva ampliarlo tanto i permessi per costruire arrivavano dai politici collusi. E si permetteva anche di costruire le strade di accesso come meglio credeva, che importa se pericolose, truccando bellamente gli appalti. Dentro poi, era tutto amministrato da lui, dai partner alle ditte di pulizia. In tutto un impero di 60 milioni di euro e un clan ancora fortissimo. Oggi arrivano il sequestro e gli arresti.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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Il più importante sequestro patrimoniale contro il Clan dei Casalesi, fazione Zagaria, mai avvenuto: un intero centro commerciale dal valore di 60 milioni di euro sotto sequestro. Era il cuore pulsante dell’economia deviata della Camorra del boss Michele Zagaria ma anche il luogo dove l’ex-latitante si incontrava con vertici del clan, imprenditori e politici collusi. Ventotto le persone raggiunte da ordinanza di custodia cautelare, tra cui l’ex sindaco di Trentola Ducenta Nicola Pagano e l’attuale primo cittadino Michele Griffo, che si è dato uccel di bosco.

E si perché per i pm e per il Gip non vi è dubbio: Zagaria aveva costruito quell’impero economico grazie al supporto dell’Amministrazione Comunale di Trentola Ducenta, all’interno della quale ricade il centro commerciale, per un susseguirsi di vari anni. I due sindaci sono infatti indagati per concorso esterno per avere favorito, soprattutto fornendo licenze edilizie e permettendo alla Camorra di truccare appalti, il Clan di Michele Zagaria in cambio di supporto elettorale.

L’indagine è senza precedenti nel casertano: ha permesso di ricostruire in toto la composizione attuale del clan arrivando a identificare gli esponenti di massimo livello e i loro contatti con politici e imprenditori del casertano ed è andata a colpire il baricentro finanziario di Michele Zagaria e le sue eccezionali capacità imprenditoriali.

Il centro commerciale ‘Jambo’ vede la luce nel 1997. Era modesto, dal valore stimato di due milioni di euro. Ma le cose negli anni sono cambiate. Il Clan di Zagaria lo ha fatto crescere piano piano grazie all’uso della forza economica e politica mafiosa, arrivando fino all’odierno valore stimato. I terreni sui quali è stato costruito ‘Jambo’, sia quello iniziale che i vari appezzamenti sui quali sono stati effettuati i continui ampliamenti negli anni, sono stati individuati tutti da Michele Zagaria e acquistati tramite prestanome, ovvero dai formali proprietari del centro commerciale. In alcuni casi i terreni risultavano occupati da capannoni. Zagaria non si fermava certo di fronte a questi piccoli ostacoli: capannoni e proprietari venivano forzati a lasciare libero il passo, e grazie agli amministratori collusi i camorristi riuscivano ad ottenere i permessi edilizi. Un caso eclatante è la costruzione dello svincolo che dalla strada statale Ss 265 fa accedere le auto al ‘Jambo’. Le indagini sono riuscite a dimostrare, avvalendosi anche di collaboratori di giustizia, come lo svincolo – voluto dal Clan — sia stato costruito esso stesso da imprese del Clan grazie ad un appalto truccato (le oltre 100 buste di offerta erano state aperte preventivamente per permettere alla Camorra di partecipare con un’offerta vincente).

I pm sono anche riusciti a dimostrare come Zagaria riuscisse a delineare le strategie imprenditoriali del centro commerciale scegliendo anche accuratamente i partner che dovevano operare all’interno, inclusa la catena di supermercati. Nulla era lasciato al caso, nemmeno l’impresa di pulizie. E l’impero veniva portato avanti da due gruppi, entrambi sotto l’ala Zagaria, uno di Casapenna e uno di Trentola Ducenta che comunicavano tra loro seguendo rigide regole di comportamento. Ad esempio? Utenze telefoniche dedicate e conversazioni criptiche, auto a noleggio, apparecchiature elettroniche in grado di inibire i sistemi GPS. Tutto ciò ha preservato il clan per un po, ma non ha fermato la Polizia e i Carabinieri che oggi hanno arrestato ben 24 tra vertici, gregari e politici collusi.