Mafia (IT)

La ‘ndrangheta al Museo Archeologico di Reggio Calabria, arrestato ‘Il Principe’

Cinque fermi di indiziato per mafia e per estorsione ai danni dell'azienda che sta ristrutturando il Museo Archeologico della Magna Grecia di Reggio Calabria. Gli arrestati sono tutte figure apicali della famiglia 'ndranghetista, tra cui c'è anche il reggente della famiglia, il rampollo chiamato 'Il Principe', Giovanni Maria De Stefano. Un'indagine del pm Musolino della locale Direzione Distrettuale Antimafia che conferma ancora una volta, tristemente, quanto i De Stefano siano potenti e tengano sotto scacco il centro della città e la sua economia.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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La potente famiglia di ‘ndrangheta dei De Stefano egemone a Reggio Calabria avrebbe preteso tangenti sui lavori di ristrutturazione del Museo Archeologico della Magna Grecia di Reggio, ubicato nel pieno centro cittadino. E a coordinare la forza intimidatrice della cosca era Giovanni Maria De Stefano, detto ‘il Principe’, rampollo della famiglia ‘ndranghetistica dei De Stefano. Per lui e per altri quattro sodali questa mattina è scattato il fermo di indiziato per associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni, aggravati dalle finalità mafiose.

A ‘Il Principe’ viene contestato il ruolo di capo e promotore con compiti di direzione, decisione, pianificazione e individuazione delle azioni e delle strategie della famiglia. A lui erano lasciate tutte le scelte di rilievo che riguardassero le modalità di controllo e gestione delle attività economiche e degli esercizi commerciali esistenti o di nuova apertura nel territorio di Reggio. In pratica, Giovanni coordinava e pianificava le estorsioni ai danni di ditte o imprese del territorio e il reinvestimento dei guadagni illeciti (dedicandone una parte al sostegno dei detenuti e dei loro familiari). Giovanni dirimeva anche i contrasti interni alla famiglia ‘ndranghetista, anche e soprattutto quando si trattava di dividere i soldi. ‘Il Principe’ era anche responsabile della comunicazione e cooperazione con gli altri boss al vertice delle altre famiglie della ‘ndrangheta sul territorio. Scarcerato nel settembre 2009, Giovanni Maria De Stefano, figlio del defunto Giorgio De Stefano, aveva praticamente assunto la reggenza della famiglia mentre Paolo Rosario (scarcerato a settembre 2014) e Orazio De Stefano (scarcerato ad agosto scorso) scontavano le loro pene in carcere.

Ecco perché questa indagine é stata soprannominata ‘Principe’, descrivendo il ruolo apicale del rampollo, e confermando come la cosca abbia sotto il suo controllo tutta la zona del centro della città di Reggio Calabria, agengo con „speciale autorevolezza criminale“ attraverso l’esercizio dell’intimidazione. „Anche questa indagine ci dimostra come Reggio Calabria sia totalmente sottomessa all’azione della ‘ndrangheta”, ha affermato con amarezza il procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho alla conferenza stampa di questa mattina, come riportato da Il Dispaccio.

A dovere versare il pizzo durante i lavori di ristrutturazione del Museo Archeologico in almeno quattro occasioni sarebbe stata l’azienda vincitrice dell’appalto, la CO.BAR S.p.a., per un totale di circa 180 mila euro. I soldi, in mazzette da 20mila o 50mila, sono state consegnate a vari soldali della famiglia mafiosa, tra cui Vincenzo Morabito, detto “Dino”, arrestato oggi, e Enrico De Rosa, immobiliarista legato ai clan che, diventato collaboratore di giustizia, ha aiutato gli inquirenti a ricostruire gli episodi di estorsione ai danni della CO.BAR.

“E del resto“, scrive Claudio Cordova su Il Dispaccio „sarebbe stato impensabile che il clan più potente della città non mettesse le proprie mani su un appalto importantissimo come quello del Museo archeologico: ben 20 milioni di euro tra fondi pubblici e regionali.“

Giovanni Maria De Stefano e un’altro arrestato di oggi, Fabio Salvatore A., sono anche indagati per il delitto di intestazione fittizia di beni. Fabio Salvatore avrebbe infatti agito da prestanome per De Stefano nell’impresa individuale G.D.C. Distribuzione che commerciava all’ingrosso caffè, zucchero, bevande ed alimenti vari.