Anche la cosca Commisso é narcos: traffico dal Venezuela verso Calabria, Costa d’Avorio e Belgio.
Le indagini erano iniziate nel 2009 e avevano portato anche all'arresto del boss Giuseppe Commisso durante l'operazione “Crimine”. Cambiati i tempi ma non i modi, il boss dal carcere impartiva ordini a due luogotenenti che continuavano a portare avanti gli affari dalla lavanderia Apegreen di Siderno. Non sapevano però di essere ascoltati dalla Polizia grazie a delle cimici. Il Servizio Centrale Operativo ha così ricostruito i percorsi dell'inedito narcotraffico dei Commisso, tracciandone gli equilibri, geografie ed alleanze e impartendo oggi un durissimo colpo alla stabilità degli affari mafiosi della 'ndrangheta ionico-reggina.
Si era sempre dichiarato estraneo ai traffici di droga, parte della ‘ndrangheta „pura“. Invece, nonostante il carcere duro, Giuseppe Commisso alias ‘u mastro’, boss dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta, riusciva a gestire un traffico internazionale di cocaina per la propria e per altre cosche di ‘ndrangheta. Chili e chili di polvere bianca che arrivava dal Venezuela al porto calabrese di Gioia Tauro. Ma gli interessi si estendevano anche in Africa e in Nord Europa. La cosca Commisso era infatti presente con delle basi per il narcotraffico in Costa d’Avorio e Belgio, come confermato anche dai viaggi ai quali hanno preso parte alcuni affiliati proprio verso i due paesi.
Lo ha scoperto la Polizia di Stato, sotto la guida di Andrea Grassi, direttore della Prima Divisione del Servizio Centrale Operativo, in un’indagine – denominata ‘Apegreen Drug’ — coordinata dal Procuratore Aggiunto Nicola Gratteri della Procura di Reggio Calabria. ‘Apegreen Drug’ è di fatto il prosieguo di indagini sulla cosca Commisso avviate nel 2009 e che gia nel 2010 avevano portato all’indentificazione della base operativa del sodalizio, la lavanderia Apegreen di Siderno (RC).
Infatti, nell’estate del 2010 gli investigatori avevano piazzato delle microspie all’interno della lavanderia Apegreen, intercettando ore di conversazioni fra esponenti della ‘ndrangheta ionico-reggina. Le intercettazioni avevano consentito di ricostruire le attività criminali della cosca e scoprire l’esistenza di locali operative in Italia e all’estero. Queste indagini portarono all’operazione ‘Crimine’ che, con oltre 300 arresti tra cui il boss Giuseppe Commisso, andò a colpire le proiezioni della ‘ndrangheta nel nord Italia, soprattuto in Lombardia, e in Australia, Canada e Germania.
Ma l’importanza della lavanderia Apegreen non era scemata con l’arresto del boss Giuseppe. Anzi. Continuava ad essere il luogo chiave per gli incontri tra i membri della cosca e altri ‘ndranghetisti o partner d’affari ed era il luogo dal quale si gestiva il narcotraffico. Dopo anni di indagini, fatti di attese, pedinamenti, intercettazioni e sequestri, questa mattina gli agenti della Squadra Mobile di Reggio hanno eseguito 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari a carico di sodali della cosca Commisso ma anche della cosca Pesce di Rosarno e De Masi di Gioiosa Jonica, che avevano offerto supporto Commisso per garantire l’arrivo indisturbato della cocaina al porto di Gioia Tauro, che resta sotto il loro strettissimo controllo.
Grazie alle cimici nella lavanderia, gli inquirenti hanno avuto accesso ad un continuo flusso di informazioni che, spiegano „hanno ridisegnato la storia della ‘ndrangheta portando alla luce le sue innovazioni criminali determinate soprattutto dall’avvento del traffico di sostanze stupefacenti con l’America, un’attività che, in breve, avrebbe cambiato integralmente la fisionomia e l’essenza delle cosche calabresi ed in particolare di quella dei Commisso“.
I due luogotenenti del boss incarcerato erano Cosimo P. e Claudio S., che trasportavano e consegnavano agli acquirenti le partite di droga e curavano i rapporti con altre organizzazioni criminali interessate all’acquisto di cocaina dai Commisso. Primo fra tutti, il camorrista Francesco Fattoruso, alias ‘Spalluzzella’, del clan Aquin-Annunziata di Boscoreale (NA) che fu trovato carbonizzato nella sua auto il 26 marzo 2014.
Il traffico era reso possibile anche da un poliziotto connivente che, in servizio presso la Frontiera Marittima del porto di Gioia Tauro, forniva alle cosche informazioni riservate sui container che sarebbero giunti al porto di Gioia Tauro e sulla uscita degli stessi dall’area portuale, aiutando i narcotrafficanti ad eludere i controlli. Non solo, il poliziotto infedele – oggi arrestato – faceva anche da cardine tra membri della cosca e possibili acquirenti, come il camorrista Francesco Fattoruso.
É stato anche identificato un broker della cosca Pesce, Domenico A., che veniva interpellato per organizzare l’importazione di un container di cocaina dal Venezuela con scalo a Genova. Il ruolo del broker emerge durante alcune conversazioni captate all’interno della lavanderia Apegreen, dove riferiva di avere ricevuto circa cento chili di coca venduti a circa 39.000 euro al chilo per un guadagno totale di 700 mila euro.
Tra gli arrestati di oggi ci sono anche il fratello e il nipote di Giorgio Demasi, alias ‘u Mungianisi’, arrestato durante ‘Crimine’, dopo un periodo di latitanza a Torino, in quanto ritenuto il capo locale di Gioiosa Jonica.
Il Procuratore Capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, ha spiegato in conferenza stampa come „l’odierna operazione s’inserisce nel quadro dell’azione di contrasto alla ‘ndrangheta operante nel mandamento jonico della provincia di Reggio Calabria ed è, in particolare, finalizzata alla disarticolazione della potente cosca Commisso di Siderno, attiva in Italia, Europa ed in Canada. Essa rappresenta la prosecuzione delle precedenti operazioni eseguite dalla Polizia di Stato sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria passate alla cronaca con il nome convenzionale di „Crimine“ (2010), „Recupero- Bene Comune“ (2010), „La Falsa politica“ (2012), „La Morsa sugli Appalti“ (2014) „Acero-Crupi“ (2015) che hanno colpito la cosca Commisso nelle sue diverse articolazioni territoriali ed internazionali.“