Mafia (IT)

Mozzarelle e camorra a Roma e Barcellona: mercati ortofrutticoli infiltrati dal clan Moccia

Il clan Moccia distribuiva frutta verdura e formaggi ai mercati agroalimentari in Lazio e in Spagna, a Barcellona. Riforniva importanti ristoranti della Capitale e ad una catena di supermercati nazionale. I concorrenti troppo zelanti venivano minacciati con la violenza, mentre le finanze del clan crescevano per essere investite nel settore alberghiero. Ecco il quadro scoperto dalle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che manda Finanza e Polizia ad arrestare il boss Luigi Moccia, il suo partner Roberto, e quattro prestanome.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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Era grazie a una rete di prestanome e a un imprenditore romano connivente che Luigi Moccia, boss del clan camorristico Moccia, era riuscito ad infiltrare il mercato ortofrutticolo nazionale e spagnolo, fornendo frutta, verdura e formaggi sia a importanti ristoranti romani, che a una catena di supermercati, arrivando fino al mercato ortofrutticolo di Barcellona (Spagna).

Il boss infatti, ‘mimetizzando’ le proprie attività economiche con teste di legno, riusciva comunque a dirigere una vera e propria multinazionale (criminale) dell’ortofrutta. Le scelte organizzative, logistiche e operative delle società a lui riconducibili spettavano infatti solo a lui, che si preoccupava anche di tenere in piedi tutta la struttura commerciale, dall’individuazione dei fornitori ai clienti – meglio se importanti – alle strategie di espansione delle imprese, sia sul mercato romano che estero. I suoi dipendenti dovevano ragguagliarlo in merito ad ogni aspetto della loro quotidiana attività e consultarlo per ogni decisione anche marginale.

Lo hanno svelato le indagini della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato che oggi hanno fatto scattare l’operazione ‘Poseidone-Passion Fruit’, arrestando sette persone, tra cui il boss Luigi, ritenute responsabili di trasferimento fraudolento di valori, impiego di denaro di provenienza illecita, illecita concorrenza con minaccia il tutto con l’aggravante del metodo mafioso.

Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Roma – nello specifico dal Procuratore Aggiunto Michele Prestipino — sono scaturite dall’uccisione dell’affiliato al Clan Moccia Modestino Pellino, avvenuta il 23 luglio 2012 a Nettuno, in Lazio. Pellino era un sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno a Nettuno. La DDA ha delegato la Polizia per le indagini sui responsabili di tale omicidio e il Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata (GICO) della Finanza per le indagini sulle infiltrazioni criminali nel mercato agroalimentare romano.

I due filoni si sono poi congiunti, portando gli inquirenti a scoperchiare l’impero economico del Clan Moccia. Si è infatti scoperto che il boss Luigi Moccia era attivo in Lazio che in Campania sia nella distribuzione di prodotti lattiero caseari e ortofrutticoli che nel settore turistico-alberghiero.

Infatti il boss stava per investire in vari alberghi nella Capitale – alcuni dei quali confiscati a dicembre 2014 – per almeno 15 milioni di euro. Il boss era già attivo nel settore alberghiero a Napoli, grazie ad una prestanome, con due hotel.

Ma di certo era l’ortofrutta il business d’oro per il Clan Moccia. E lo dimostra l’alleanza con un altro Moccia, un’imprenditore romano conosciuto come Roberto, che avrebbe favorito sia l’ingresso del boss nel mercato romano che in quello catalano, a Barcellona. Per la DDA la collaborazione tra i due sarebbe diventata „stretta a tal punto da portare alla costituzione di una vera e propria società di fatto“, tramite la quale i due accedevano ai mercati romani e esteri tanto quanto a catene di supermercati nazionali. E quando i concorrenti si davano troppo da fare, il boss Luigi risolveva con minacce tutt’altro che velate, come dimostra l’aggressione contro un commerciante da parte di Roberto avvenuta al Centro Agroalimentare di Roma a novembre 2013.