Camorra importava cocaina liquida e la raffinava sotto il Vesuvio
In un appartamento di San Giuseppe Vesuviano, vicino Napoli, il clan Gallo-Limelli-Vangone di Torre Annunziata aveva organizzato una vera e propria raffineria per la cocaina. La importavano liquida per eludere i controlli e la raffinavano in loco. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza che questa mattina ha fatto un bliz alla raffineria sorprendendo in flagrante i chimici, due camorristi di spicco del clan Gallo-Limelli-Vangone e una coppia di colombiani dalla cittadinanza spagnola.
La scena che gli agenti del Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) della Finanza si sono trovati davanti è stata nuova rispetto ai soliti laboratori messi in piedi dalla camorra. Sui banchi della raffineria c’erano sette chili di pasta base di cocaina purissima, che era stata prodotta in loco da cocaina liquida allo stato grezzo. A fianco infatti altri 20 kg di cocaina liquida aspettavano di essere raffinati con i solventi acidi per diventare pasta base. Questo è un procedimento che solitamente viene fatto dai cocineros colombiani nella selva ammazzonica, con il quale poi si ottiene il cloridrato di cocaina che viene messo in mano ai narcos e ai broker delle mafie italiane.
Presumibilmente grazie ai due colombiani naturalizzati spagnoli invece – sostengono gli inquirenti – il clan Gallo-Limelli-Vangone era riuscito ad importare cocaina liquida ancora da raffinare, ai fini, si presume, di eludere i controlli.
Il clan Gallo-Limelli-Vangono, e nello specifico i due camorristi fermati, è già da diversi anni leader dell’importazione di grandi carichi di cocaina dall’America Latina e della conseguente distribuzione nell’hinterland napoletano.
Tra pasta base e cocaina liquida sequestrata oggi il clan avrebbe guadagnato almeno tre milioni di euro e confezionato almeno 100mila dosi.