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Brotherhood: scoperti strettissimi rapporti tra mafia e massoneria a Catania

“Brotherhood”, il nome dell'operazione scattata questa mattina a Catania che ha portato agli arresti di esponenti di vertice del clan Ercolano-Santapaola incluso il boss ormai indiscusso Aldo Ercolano, prende il nome dalla fratellanza che gli inquirenti hanno scoperto esistere tra la loggia massonica “Gran Loggia Massonica Federico II Ordine di stretta osservanza” e la mafia catanese degli Ercolano. Si scambiavano favori truccando appalti pubblici e aste giudiziarie, finiscono in manette in sei.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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Gli inquirenti della Guardia di Finanza di Catania, guidati dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, hanno messo in luce gli strettissimi rapporti fra la criminalità organizzata e esponenti della massoneria catanese che passavano tramite il braccio destro di Aldo Ercolano, Sebastiano Cavallaro, che era anche „primo diacono“ della „Gran Loggia Massonica Federico II Ordine di stretta osservanza“.

Cavallaro raccoglieva le richieste che gli imprenditori iscritti alla loggia avevano verso la mafia, per esempio intervenire per fare ottenere l’aggiudicazione di appalti per lavori pubblici in favore di imprenditori „fratelli massoni“ come nel caso dei lavori per la „Riqualificazione e recupero area ex mattatoio comunale con annesso lavatoio“ indetti dal Comune di Santa Maria di Licodia. In un altro caso accertato dagli inquirenti era stato il „Sovrano“ della loggia massonica, F.R. a chiedere un favore agli Ercolano tramite l’uomo cardine. Voleva che la mafia catanese lo aiutasse, con ogni mezzo, a fare desistere qualsiasi imprenditore interessato ad un’asta fallimentare per l’aggiudicazione di un complesso industriale, di proprietà della sua famiglia. In questo modo la sua stessa famiglia avrebbe potuto rientrare in possesso del bene ad un prezzo molto ribassato (da 1 milione a 273.000 euro).

Colpito con l’accusa di turbativa d’asta, F.R. è finito ai domiciliari su disposizione del G.I.P. di Catania e la sua società „Mediterranea Costruzioni Metalmeccaniche S.p.a.“ si è vista sequestrare tutti i beni aziendali mobili ed immobili.

Ai membri della consorteria mafiosa è andata ben peggio. Accusati di associazione mafiosa ed estorsione, sono finiti in manette in tre e subito condotti dietro delle solide sbarre. Tra loro anche Aldo Ercolano che dal 2010 – anno dell’arresto del fratello Mario che guidava il clan — era diventato il referente di tutti i gruppi mafiosi riconducibili agli „Ercolano“. Aldo, figlio del defunto Sebastiano, è il cugino dell’omonimo (cl. 60) condannato, insieme a Nitto Santapaola, quale mandante dell’omicidio del giornalista Pippo Fava.