Mafia (IT)

Mega-operazione contro ‘Ndrangheta in Lombardia

Un durissimo colpo alla 'Ndrangheta radicata in Lombardia è stato inflitto questa mattina dai Carabinieri del R.O.S., che, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano hanno arrestato 13 persone, tra 'ndranghetisti e imprenditori concorrenti al reato di associazione mafiosa.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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La colpita è la Mancuso di Limbadi, originaria di Vibo Valentia, ma è stato accertato il legame di alcuni degli arrestati anche con la potente cosca reggina dei De Stefano e con il locale lombardo della cosca Morabito-Bruzzaniti-Palamara.
L’indagine, chiamata ‘Quadrifoglio’, è partita nel 2012 e diretta da Ilda Boccassini, Procuratore Aggiunto e coordinatore della DDA di Milano e dai sostituti procuratori Francesca Celle e Paolo Storari.

Fra i reati contestati alle persone arrestate questa mattina figurano, oltre all’associazione di tipo mafioso ed al concorso esterno in associazione mafiosa, diversi gravi delitti, tutti aggravati dalla finalità di agevolare un’associazione di tipo mafioso, quali detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, rimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d’ufficio, favoreggiamento personale, minaccia e danneggiamento mediante incendio.

DUE ARTICOLAZIONI COLPITE
L’operazione ha colpito due articolazioni di ‘ndrangheta. Da una parte il gruppo comandato dalla famiglia Galati, radicato nel comune di Cabiate, Como, espressione in Lombardia della cosca ‘Mancuso’ di Limbadi. Dall’altra, il locale di ‘ndrangheta di Mariano Comense, sempre in provincia di Como, diretto da Salvatore Muscatello, nonostante egli si trovasse agli arresti domiciliari perchè il processo denominato ‘Infinito’ lo aveva condannato per il ruolo di ‘capo-locale’.

I SUBAPPALTI NEI CANTIERI DI EXPO2015
Le indagini sulla famiglia Galati hanno evidenziato come la stessa, tramite Antonio G., si servisse di due imprenditori locali per fare speculazioni immobiliari a Rho, Milano. Il tutto con l’aiuto di un consigliere comunale di Rho, corrotto, e legato da vincoli di parentela con gli appartenenti di vertice della cosca Mancuso di Limbardi. Inoltre, Giuseppe G., detenuto per traffico di stupefacenti, avrebbe gestito dal carcere, tramite prestanome, due società edili che stanno operando in subappalto nei cantieri della ‘Tangenziale Est Esterna di Milano’ (TEEM), che rientra tra le grandi opere connesse ad EXPO 2015.

ATTI INTIMIDATORI
In una Lombardia sempre più simile ad un far west, i membri della famiglia Galati arrestati questa mattina sono anche colpevoli di vari episodi di intimidazione e minacce, come l’avere dato fuoco all’auto di un poliziotto o l’avere inviato alla direttrice del carcere di Monza una busta contenente tre proiettili calibro 9 X 21.

LA COSCA GALATI
I Carabinieri del Ros hanno inoltre dimostrato altri dettagli rilevanti sulla condizione mafiosa della cosca Galati. Non solo la cosca usava l’intestazione fittizia di beni ed attività commerciali, provvedeva al sostegno economico alle famiglie di detenuti affiliati alla ‘ndrangheta, ma anche e soprattutto curava rapporti con personaggi legati al mondo della politica, istituzioni, dell’imprenditoria e delle banche, allo scopo di ottenere favori, notizie riservate, erogazione di finanziamenti, permessi.

IL LOCALE DI MARIANO COMENSE, RETTO DA MUSCATELLO
Per quanto concerne l’altra articolazione mafiosa oggetto di indagine, ovvero il locale di ‘ndrangheta di Mariano Comense (CO), il dato più significativo emerso dalla presente indagine è quello del perdurare del ruolo di ‘capo locale’ e della conseguente immutata capacità di effettivo controllo del territorio ancora esercitato da Salvatore Muscatello, nonostante gli arresti domiciliari. Il mafioso, violando la legge, riceveva infatti a casa affiliati in modo sistematico. Muscatello ha inoltre continuato ad occuparsi della raccolta di soldi per sostenere le famiglie degli ‘ndranghetisti detenuti. In particolare, Muscatello aveva rapporti con la moglie, non indagata, di Fortunato V., recentemente condannato dalla Corte d’Appello di Milano a 24 anni quale esponente di vertice di una ndrina legata alla cosca De Stefano di Reggio Calabria, operante in Lombardia nei territori di Bareggio, Cisliano e Milano. Muscatello manteneva anche buoni rapporti con il locale della cosca Morabito a Seregno, sempre vicino Milano.

Leggi l’approfondimento di IRPI pubblicato da Wired.it

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Cecilia Anesi, Giulio Rubino