Mafia (IT)

Mafia Capitale 2: 44 nuovi arresti per la mafia romana

Un secondo capitolo dell'indagine 'Mondo di Mezzo' si è chiuso questa mattina con 44 nuovi arresti a Roma, in Sicilia, Emilia Romagna e Abruzzo.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

pagnozzi3-1

L’indagine, nota anche come ‘Mafia Capitale’, è stata la prima ad applicare il 416 bis (l’imputazione di associazione a delinquere di stampo mafioso) a un organizzazione criminale non direttamente affiliata alle storiche e famose mafie italiane.
L’organizzazione criminale, capeggiata dall’ex terrorista del gruppo neofascista NAR Mauro Carminati, aveva infatti raggiunto un tale livello di potere e pervasività da poter essere paragonata ai clan del Sud Italia, specialmente per quanto riguarda le collusioni con la politica, sottolineate ancor di più in questa nuova tornata di arresti.

Le attività finite sotto la lente degli investigatori erano infatti tutte legate ad appalti pubblici, in particolare alla gestione dei finanziamenti per l’assistenza a migranti e rifugiati. Per il GIP Flavia Costantini che ha convalidato I fermi, si tratterebbe di una struttura di tipo mafioso che collega il mondo criminale, quello della politica e dei funzionari della città a quello dgli imprenditori locali.
Un esempio? Fra gli arrestati c’è anche Luca Odeavaine, membro del Partito Democratico e braccio destro dell’ex sindaco Walter Veltroni. Odeavaine avrebbe ricevuto un vero e proprio ‘stipendio’ di diecimila euro al mese per favorire Carminati e i suoi nelle decisioni prese al Tavolo Interregionale ‘Immigrati e Servizi sanitari’. Sarebbe stato lui a garantire alla cooperativa cattolica ‘La Cascina’ l’appalto per il più grande centro di accoglienza migranti d’Europa, quello di Mineo in Sicilia, un affare da 100 milioni di euro all’anno. Secondo gli investigatori questo ‘servizio’ reso a Carminati avrebbe permesso a Odeavaine di ottenere addirittura il ‘raddoppio’ del suo stipendio, fino a 20.000 euro al mese.
Altro nome importante fra gli arrestati è quello di Luca G. del partito berlusconiano Forza Italia, accusato di essere stabilmente parte del clan di Carminati come legame con l’amministrazione pubblica. I suoi ‘premi’ sarebbero stati ben 98mila euro in contanti e altri 15.000 per la sua campagna elettorale.
Le indagini, coordinate dal Procuratore Capo Giuseppe Pignatone e condotte dai pm Michele Prestipino, Luca Tescaroli, Giuseppe Cascini e Paolo Ielo, hanno dimostrato come il sistema di Carminati controllasse ogni settore degli appalti pubblici, dalla pulizia delle spiagge romane di Ostia fino alla gestione dei campi nomadi e dei servizi per il sistema sanitario nazionale.
Ma il potere della mafia romana andrebbe oltre, secondo le indagini il gruppo di Carminati poteva addirittura chiedere favori alle altre mafie. A Salvatore B., braccio destro di Carminati, era infatti arrivata la rischiesta dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno per un aiuto nella raccolta dei voti. Salvatore B. si è immediatamente rivolto a Giovanni Campennì, il rappresentate a Roma del clan Mancuso di Limbadi della ‘Ndrangheta di Vibo Valentia. Campennì si sarebbe dimostrato ben disponibile alla richiesta: „Va bene, qua la famiglia è grande un voto gli si da“, e così la ‘Ndrangheta avrebbe supportato sia la politica che la mafia romana.

Di Giulio Rubino e Cecilia Anesi