Mafia (IT)

Aversa, diciannove arresti contro il clan dei casalesi

Aversa, lo storico feudo del clan Schiavone del gruppo dei 'casalesi' della camorra, nonostante le recenti operazioni di polizia che avevano tratto in arresto anche il figlio di Sandokan, Carmine Schiavone, è ancora terra di mafia.Alle tradizionali scadenze di Natale, Pasqua e Ferragosto gli uomini dei clan continuano a chiedere regolarmente il 'pizzo' agli imprenditori e agli esercenti, in modo capillare, con spavalderia e arroganza.

von Cecilia Anesi , Giulio Rubino

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Complice il silenzio delle vittime, evidentemente ancora troppo terrorizzate per ribellarsi autonomamente, i nuovi boss del clan Picca, Di Tella Di Grazia hanno ordinato sul territorio dei comuni di Teverola e Carinaro (entrambe in provincia di Caserta) decine di estorsioni, ed preparavano attentati con esplosivo contro coloro che osavano discutere il prezzo.
Sono oltre quaranta i crimini contestati a diciannove uomini del clan identificati e arrestati questa mattina dai Carabinieri di Aversa, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. A capo del clan sarebbe ora Nicola Di Martino, già condannato in appello a 5 anni e nove mesi, e il suo braccio destro sarebbe Carmine L., detto „Carminuccio o pizzaiuolo“.

Fra i delitti di cui sono accusati gli arrestati di oggi ci sono anche diversi omicidi e tentati omicidi: gli arrestati sono accusati infatti dell’omicidio di Salvatore Riccardi, affiliato al clan e ucciso per diatribe interne al gruppo camorristico, nonché del tentato omicidio di due minorenni di etnia Rom.
Ma le indagini avevano preso il via, nel 2010, dall’attentato compiuto contro la case del sindaco di Teverola, Biagio Lusini. Appena eletto, i mafiosi avevano sparato colpi di arma da fuoco contro la sua casa, a scopo intimidatorio e per chiarire fuori di ogni dubbio chi dovesse essere a comandare veramente a Teverola.

Tutte le attività del clan Picca, Di Tella Di Grazia accertate dai carabinieri attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, oltre che grazie alle dichiarazioni dei più recenti ‘pentiti’, avevano come scopo il finanziamento al gruppo Schiavone dei casalesi. Gli stipendi per gli affilati in carcere e quelli per gli ‘operativi’ sono infatti l’onere economico primario del clan.
Per far questo era necessario gestire anche un altra attività ad alto profitto: il traffico di droga, che gli affiliati dei Picca, Di Tella Di Grazia controllavano in maniera capillare, grazie al dominio delle piazze di spaccio del territorio.

Giulio Rubino, Cecilia Anesi