Corleonesi vorrebbero uccidere il Ministro dell’Interno Alfano „come Kennedy“. Per la mafia sarebbero entrambi colpevoli di avere ‘voltato la faccia’.
John Fitzgerald Kennedy sarebbe salito al potere con i voti della mafia salvo poi voltare la faccia. Emerge da un'intercettazione di un corleonese in carcere. “Ha fatto le stesse cose che ha fatto Angelino Alfano, prima è salito con i voti di cosa nostra americana e poi gli ha voltato le spalle”. E per questo anche Alfano merita 'una botta in testa'. Se sia il delirio di un carcerato o una sconvolgente verità non è ancora dato sapere, ma la DDA di Palermo, dopo che i Carabinieri hanno intercettato corleonesi che organizzavano un arsenale, ha deciso di procedere con il pugno di ferro contro il mandamento di Corleone. Sei arresti nella mattinata, tra cui il capo del mandamento Lo Bue che era però contrario alla violenza.
La famiglia dei Corleonesi è ancora spaccata in due. Da una parte i nostalgici di Riina, dall’altra chi supporta Provenzano. Da una parte chi vorrebbe ancora versare sangue, e progetta di uccidere il Ministro degli Interni Angelino Alfano, da un’altra chi comanda il mandamento e preferisce la pace e i ‘piccioli’. Ecco quello che emerge dall’indagine ‘Grande Passo 3’ figlia delle operazioni ‘Grande Passo 2′ e ‘Grande Passo’ che tra settembre 2014 e gennaio di quest’anno avevano colpito gli esponenti delle famiglie mafiose di Corleone e Palazzo Adriano.
I carabinieri del Nucleo Investigativo di Monreale e della Compagnia di Corleone hanno portato avanti le indagini sotto il coordinamento dei pm Caterina Malagoli, Gaspare Spedale e Sergio Demontis della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Palermo e stamattina hanno arrestato sei affiliati al mandamento di Corleone, tra boss e ‘picciotti’, tutti indagati per mafia e detenzione di armi da fuoco. Ma i risulti delle indagini vanno ben oltre gli arresti. Infatti, gli inquirenti sono riusciti a ricostruire gli assetti attuali del mandamento – uno dei più estesi e importanti in Sicilia. È stato individuato e arrestato l’attuale capo del mandamento: è Rosario Lo Bue, pastore già pregiudicato, e fratello di Calogero Lo Bue già condannato per favoreggiamento a Bernardo Provenzano, ex capo dei capi di Cosa Nostra oggi ridotto ad un vegetale in carcere.
Durante i mesi di intercettazione e appostamenti, la figura di Rosario Lo Bue è emersa quale capo carismatico che sposava una linea d’azione prudente ereditata da Zio Binnu, diplomatica, senza violenza inutile e che potesse assicurare più guadagni che guai.
Guadagni sia da attività illecite, come estorsione, che lecite come un progetto per fornire a imprenditori romani del settore lattiero-caseario latte della zona dell’Alto Belice, da convogliare presso l’impianto sito in contrada Noce di proprietà del Comune di Corleone per il successivo trasporto a Roma e l’immissione nella grande distribuzione.
Ma nel mandamento non mancavano le controversie, spesso mediate dalla moglie di Riina in persona, e mafiosi come Pietro Paolo Masaracchia, capo della famiglia di Palazzo Adriano in carcere per mafia, volevano distaccarsi dal mandamento creandone uno nuovo che seguisse la linea di Toto Riina, e ovvero quella bombarola.
È Masaracchia che viene intercettato in carcere mentre sostiene che sia arrivato il momento di sferrare un attacco contro Angelino Alfano, attuale Ministro dell’Interno. Per il mafioso, Alfano si sarebbe dimenticato ‘degli amici’ mafiosi arrivando addirittura a proporre un inasprimento del 41bis. Per Masaracchia Alfano „è un porco con le persone, chi minchia glielo ha portato allora qua con i voti di tutti… degli amici… è andato a finire là… insieme a Berlusconi ed ora si sono dimenticati di tutti… dalla galera dicono cose tinte su di lui, ed io gliel’ho detto a Vincenzo, se siamo, se c’è l’accordo… lo fottiamo a questo… lo fottiamo, gli cafuddiamo una botta in testa… ci vuole un po’ d’impegno, gli cafuddiamo una botta in testa”.
Insomma, per Masaracchia Alfano sarebbe arrivato al potere grazie ai voti della mafia e si sarebbe poi dimenticato di pagare il conto. Proprio come Kennedy, dice sempre il mafioso intercettato dal carcere. Si, John Fitzgerald Kennedy il presidente americano assassinato a Dallas nel 1963. Masaracchia da dietro le sbarre afferma che Kennedy sia stato candidato grazie ai voti della Cosa Nostra d’oltreoceano. „Perché a Kennedy chi se lo è masticato. Non ce lo siamo masticato noialtri là in America. E ha fatto, ha fatto le stesse cose che ha fatto Angelino Alfano… che prima è salito con i voti di cosa nostra americana e poi gli ha voltato le spalle… eh… dunque se non ci difendiamo”. Una rivelazione inquietante, che potrebbe essere il delirio di un carcerato oppure una breccia nel mistero dell’omicidio del presidente americano, ucciso da un cecchino a fronte, si crede, di una cospirazione alla quale potrebbe quindi avere contribuito la Cosa Nostra americana. E se cosÌ fosse, il filo rosso della violenza corleonese legherebbe Kennedy al nostro Ministro degli Interni, ora minacciato di morte dall’ala mafiosa di Riina. D’altronde gli inquirenti hanno intercettato pochi giorni fa alcuni corleonesi parlare di un arsenale in costruzione proprio per compiere delitti e la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha deciso di procedere subito agli arresti, sedando – almeno nell’immediato – i piani di attentati.